CANNES – La première al Grand Theatre Lumière è stata un’esplosione di consensi e di emozione, nove minuti di applausi e il regista russo Kirill Serebrennikov che non ha potuto fare a meno di prendere la parola per dire quanto con il suo cinema vorrebbe fermare la guerra. “Purtroppo non è possibile, anche se, essendo probabilmente un romantico, io credo ancora nel potere dei film”.
Il suo Limonov La ballata, in concorso al 77° Festival di Cannes, è un ritratto travolgente, molto rock, di un antieroe ambiguo e misterioso, un trasformista dai mille volti e dai mille mestieri, ma principalmente scrittore (“perché per scrivere bisogna sperimentare tutto”), prima in fuga dall’Urss poi pronto a lanciare parole d’ordine nazionaliste tornando in patria. Esponente di un’anima russa tormentata e lacerata, rabbiosa e disperata, viene rivelato nelle varie tappe della sua vita, tra l’Ucraina dove è nato, New York, Parigi, Mosca. Non il personaggio storico ma quello rielaborato dalla penna di Emmanuel Carrère (che appare anche in un cameo) poi riscritto da Pawel Pawlikowski, Ben Hopkins e dallo stesso regista. Che ha commentato così quel lungo applauso in sala, quasi una richiesta di fermare la guerra: “Migliaia di persone dicono alla Russia di porre fine alla guerra, ma purtroppo il potere non ascolta. E’ recente l’arresto di due artiste di teatro, la regista Yevgenia Berkovich e l’attrice Svetlana Petriychu accusate di terrorismo per aver messo in scena una pièce, dunque senza motivo. Eppure quel testo ha ricevuto un premio importante. E’ una situazione kafkiana, tutto viene visto con un crescente sadismo e cinismo. Non so se si può fare qualcosa per cambiare perché la perfidia è molto forte”.
Accanto a lui, Ben Whishaw, l’attore britannico che ha fatto una volata a Cannes per tornare subito a Londra, dove è impegnato in teatro. Per prepararsi a un ruolo funambolico racconta: “Ho letto il romanzo di Carrère, naturalmente, ma ho anche guardato tanti video di Eduard Limonov, ci sono diversi documentari, specie del periodo in cui si trovava a Parigi e Mosca. Ho letto anche le sue opere tradotte in inglese. Infine mi sono basato su quello che diceva Kirill. Il film si intitola Limonov La ballata e questo ci ha permesso di essere più liberi nella interpretazione del personaggio”.
Serebrennikov, che sta lavorando a teatro in Germania e prepara un film sui crimini di guerra basato sul romanzo La scomparsa di Josef Mengele di Olivier Guez, ribadisce: “Il film non è la vera vita di Limonov, è una creazione artistica, un doppio specchio, che sottolinea la duplicità del personaggio. La ballata – prosegue – è una forma poetica. Quando abbiamo iniziato a lavorarci non sapevamo che sarebbe diventato così importante raccontare questa storia. Ci sono molti aspetti contraddittori, è un personaggio controverso. Ci sono voluti quattro anni per preparare il film, poi è cominciata la guerra, un evento enorme, molto doloroso, che mi ha stravolto la vita. Ho lasciato il paese che conoscevo (oggi vive a Berlino dopo una condanna a tre anni di carcere e il divieto a lasciare il paese, ndr). La guerra ha avuto un forte impatto sul nostro progetto, ha trasformato questo film in qualcos’altro. Non siamo noi che abbiamo fatto il film, è il film che si è fatto da solo”.
“Tutto è stato complicato – conferma Ben – Abbiamo iniziato nel 2020 quando il mondo era ben diverso. Alcuni aspetti di questa storia erano affascinanti ma non lo sono stati più con l’arrivo della guerra. Personalmente ho cercato di non giudicare il personaggio e di sentire le sue emozioni. Era un essere strano, dalle reazioni imprevedibili. Più di tutto ho amato collaborare con Kirill, anche se veniamo da culture diverse c’è stata grande sintonia”.
A chi gli chiede qual è il fascino di Limonov, Kirill risponde con una domanda: “Chiedetevi piuttosto come mai il libro è diventato un così grande successo, un best seller mondiale, per me è stato sorprendente che ci fosse tanta attenzione attorno a questo strano poeta russo, non me lo aspettavo. Evidentemente c’è qualcosa nel personaggio che riflette il modo in cui viviamo oggi”. E ancora: “E’ stato un grande poeta e scrittore, ma anche un bastian contrario, voleva distruggere tutte le catene e i limiti. Era un antieroe, un iconoclasta. Parlava di rivoluzione ma la rivoluzione è violenza e sangue. Io credo in una rivoluzione non violenta, quella dell’arte e della vita. I fiumi di sangue non mi interessano. Nel film abbiamo voluto esprimere ciò che sta alla radice di tutto questo”.
Limonov nel film è ritratto come una rock star, disperato, estremo, esasperante, annientato da una storia d’amore infelice con la modella Ekaterina Volkova (Viktoria Miroshnichenko), un passaggio che secondo Kirill è cruciale nel percorso di discesa agli inferi del personaggio, nella sua dannazione. “E’ vero, era come una rock star, voleva essere sempre al centro dell’attenzione”. Serebrennikov racconta di non aver voluto incontrare Limonov. “Ho avuto l’occasione di conoscerlo, ma ho preferito non parlare con lui, in quel momento era un vecchio arcigno, è morto prima dell’inizio del film. Conosceva il libro ed era felice di essere protagonista di un best seller”.
Il Festival di Cannes è un’ottimo palcoscenico per lanciare un appello alla pace (nel 2022 ci fu il collegamento in diretta con il premier Zelenskij durante la serata d’apertura). “Le cose in Russia stanno peggiorando. La guerra è ancora in corso e gli oppositori vengono eliminati. Gli artisti non sono dissidenti, ma solo liberi. Ma chi fomenta la guerra non può amare l’arte. Il mondo intero non riesce a fermare questa gente. Perché siamo così impotenti davanti alla cattiveria e alla perfidia? Stiamo tornando ai tempi dell’Urss o della Grande Russia, come Limonov voleva e sperava”. E sulla presenza di Mohammad Rasoulof, altro artista perseguitato che ha lasciato l’Iran e probabilmente sarà al Festival per presentare il suo film in concorso The Seed of the Sacred Fig, dice: “Ci sono molte persone che ci sostengono, come sostengono il collega iraniano, il festival gioca un ruolo importante”.
A proposito dell’interpretazione di Ben Whishaw afferma: “L’unico modo per fare questo film era farlo insieme. Non parliamo di recitazione ma di una vera e propria personificazione. Qualcosa che poteva anche essere doloroso perché fare l’attore non è sempre facile. C’era molta tensione, ci sono momenti di odio, di cattiveria. Ben entrava completamente, anima e corpo, nel personaggio”.
Prodotto da Wildside, Chapter 2 e Fremantle Spain con Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa Limonov La ballata uscirà in Italia prossimamente con Vision Distribution.
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