Sean Baker: “La storia di Anora rimuove lo stigma sulle sex worker”

Mikey Madison interpreta una spogliarellista nella nuova dramedy del regista statunitense, presentato in Concorso al 77° Festival di Cannes


CANNES – Non c’è al momento sulla piazza un cineasta capace di raccontare il mondo del sex working, con tutte le sue esaltanti contraddizioni, in maniera più ricca e sfaccettata di Sean Baker. Tre anni dopo Red Rocket, il regista statunitense torna a Cannes con un nuovo film che racconta di una sex worker – in quel caso era un ex pornoattore in crisi – che dovrà scontrarsi con le conseguenze del suo mestiere. Gli effetti collaterali di uno dei poteri più grandi che si possano avere nella nostra società, quello sessuale, si scontra come sempre con l’ineluttabilità di quello economico. Presentato in Concorso al 77° Festival di Cannes, Anora ci regala una delle performance migliori viste quest’anno sulla Croisette, quella di Mikey Madison, che interpreta l’eponima protagonista, una spogliarellista newyorkese con origini est-europee che lavora in un locale notturno.

Una sera Anora incontra Vanya, un giovane e facoltoso ragazzo russo che potrebbe cambiarle la vita. Il ventunenne è il figlio di un potente oligarca, si sta godendo una vacanza negli States, vivendo come se ogni notte fosse “la migliore della sua vita” e chiede ad Anora di essere la sua “fidanzata” per una settimana. Dal canto suo, la ragazza sembra essere attratta dalla possibilità di frequentare un suo coetaneo che le si approccia con un sincero entusiasmo, un ragazzo “funny”, perennemente felice come un bambino in un negozio di caramelle; location che, ovviamente, non manca, tra le tantissime che i due esplorano nella loro folle settimana di avventura erotica e edonistica. Quando l’entusiasmo raggiunge il suo apice, Vanya si lascia andare a una proposta di matrimonio che avrà esiti di inevitabile gravità. Dopo una prima parte del film, spensierata e sfrenata, Sean Baker scompiglia le carte sul tavolo, lasciando entrare tutte le conseguenze negative che irrompono nella vita di Anora, rischiando di lasciarla in frantumi.

“Sono diventato amico di diverse sex worker e ho capito che c’erano un milione di storie in quel mondo. – racconta il regista che in quattro film consecutivi ha scelto come protagonisti lavoratrici e lavoratori del sesso – Se c’è un’intenzione in tutti questi film, direi che è raccontare storie umane, raccontare storie che si spera siano universali. Ciò aiuta a rimuovere lo stigma che è stato applicato a questo mezzo di sostentamento, che è sempre stato applicato a questo mezzo di sostentamento. Ho scritto questo film facendomi guidare dai temi e uno di questi è il potere, le dinamiche di potere. Lei ha un potere, è in controllo della situazione, pure quando il mondo crolla intorno a lei”.

Ciò che rende unici i film di Baker è la sua capacità di muoversi agilmente tra dramma e commedia, raccontandoci storie di persone ai margini senza mai dimenticarsi di farci ridere per più di qualche minuto. La differenza tra una vera commedia e il suo film, però è quella stimolante sensazione di realismo che pervade ogni cosa, come se il peggio possa arrivare da un momento all’altro, e che un lieto fine non è obbligatoriamente nell’ordine delle cose. “Penso che l’umorismo sia necessario nelle storie umane perché fa parte delle nostre vite. – rivela Baker – Odio i film che sono privi di umorismo, perché non sono realisitici. La sfida e bilanciarlo: devi capire quanto inserirne e dove. Devo dare merito ai miei fantastici attori che mi hanno aiutato a trovare questo equilibrio”.

In effetti, il cast è decisamente uno degli elementi vincenti del film. Tutti indistintamente capaci di offrire sequenze sopra le righe e intensità espressiva a seconda della situazione. Meravigliosa la distanza interpretativa tra i due principali interpreti maschili: Mark Eydelshteyn, nel ruolo di Vanya, e Jurij Borisov, nei panni di Igor, due personaggi agli antipodi che si dividono equamente il protagonismo nelle due diverse parti del film. C’è poi, ovviamente, la già citata Mikey Madison, che oltre a una sensualità straripante, riesce a tenere in piedi l’impalcatura di un film che poggia interamente sulle sue capacità di far ridere ed emozionare a comando.

“Tutte le scene di lap dance sono state molto divertenti da girare perché l’ambiente sul set era molto confortevole. – dichiara l’attrice, facendo riferimento al contesto lavorativo estremamente sicuro creato da Baker – Dopo un po’ mi sentivo quasi troppo a mio agio in quelle situazioni, soprattutto camminando per il club. Tutte le donne erano nude, e lo ero anch’io, ed era normale. Non c’è mai stato un momento in cui no mi sentissi libera anche perché il mio personaggio era sempre in controllo della situazione”.

Oltre a una lezione su come si utilizzano gli intimacy coordinator, Sean Baker ci offre un’ennesima occasione per capire qualcosa di più sul mondo che ci circonda. Anora ci parla del potere che crediamo di avere e di quello che subiamo senza accorgercene, dei privilegi, dei compromessi, delle discriminazioni, e, soprattutto, della felicità che disperatamente cerchiamo di raggiungere, continuamente, con qualsiasi mezzo a nostra disposizione.

22 Maggio 2024

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