La magia del cinema e il cinema della magia. Martin Scorsese li racconta entrambi, cimentandosi per la prima volta con il 3D e ispirandosi al romanzo grafico per ragazzi di Brian Selznick ‘La straordinaria invenzione di Hugo Cabret’, in cui il protagonista, un orfanello, incontra nientemeno che George Méliès, il pioniere del fantastico, autore del celebre Dalla Terra alla Luna, che iniziò la sua carriera come orologiaio, divenne illusionista e finì in miseria per colpa dell’avvento del cinema sonoro, sbarcando il lunario come giocattolaio nei pressi della stazione centrale di Parigi.
La pellicola, chiamata semplicemente Hugo Cabret, uscirà il 3 febbraio con 01 – Rai Cinema, ma il Festival di Roma, fuori concorso nella sezione Alice nella Città , ne presenta un assaggio, abbinato a una versione restaurata del capolavoro di Méliès e a un incontro con l’autore del libro Selznick e con il giovane protagonista del film Asa Butterfield a cui si aggiunge la scenografa Francesca Lo Schiavo.
Nessun libro più di questo è adatto a una trasposizione cinematografica. Il linguaggio di Selznick, innovativo, invita esplicitamente il lettore a comportarsi come uno spettatore, immaginando di trovarsi in una sala a luci spente, e lo fa con l’ausilio di dettagliate illustrazioni, di cui lui stesso è autore, che nella prima parte dell’evento romano vengono proiettate sullo schermo per permettere a chi guarda di entrare nella giusta atmosfera. “Sarà bellissimo vedere il tutto realizzato per il cinema – commenta Selznick – Io ho cercato di coinvolgere il lettore spingendolo ogni volta a girare pagina, ma erano pur sempre quadretti di 6 centimetri per dieci. E poi si tratta di Scorsese, il più grande filmmaker di tutti i tempi. Non ho certo avuto l’ansia da trasposizione. Anzi, a tutti gli scrittori insoddisfatti delle trasposizioni cinematografiche dei loro libri – scherza – consiglio di assicurarsi che al timone ci sia Scorsese! Io ho mixato fumetto, letteratura e cinema. Sono stato influenzato da Dickens, da Jean Vigo. Mi piacciono le storie di orfani perché un ragazzo senza adulti attorno deve necessariamente diventare il motore del plot. E poi mio padre era morto poco prima che iniziassi a scriverlo. Ero riluttante a uccidere anche il padre di Hugo. Inizialmente volevo che sparisse o addirittura che fosse il cattivo della storia. Ma poi ho capito qual’era il suo destino. Perché il fulcro è proprio il rapporto tra Hugo e suo padre”.
E il padre di Hugo, morto in un incendio, rappresenta in qualche modo il ‘pretesto’ per lo sviluppo dell’azione, perché gli lascia in eredità un automa, in grado di scrivere e costruito appunto da Méliès, che Hugo però non sa mettere in funzione. “E’ una storia vera – specifica Selznick- è saltato fuori che Méliès aveva una collezione di automi sofisticatissimi che poi sono stati gettati via. A Hugo ho dato un’abilità manuale, che io da bambino non avevo, per questo ne ho fatto il figlio di un orologiaio”.
L’azionamento del robot è proprio al centro della clip che abbiamo potuto vedere in anteprima al festival. Ma, come prevedibile, il tutto si ferma sul più bello, appena l’uomo meccanico poggia la penna sul foglio.
“Conoscevo i film di Scorsese – racconta il giovane protagonista londinese Asa Butterfield – almeno quelli non vietati ai minori, però non avevo idea che fossero suoi. Mi ricordo che quando è arrivata la notizia che avevo passato il provino, e che sarei volato a New York per incontrare Martin, mia mamma mi fece uscire appositamente da scuola. Ma io non avevo ancora collegato. Quando ho capito con chi avrei avuto a che fare, ho capito anche le reazioni di chi mi circondava!”
Nomi altisonanti nel cast: ci sono Ray Winstone, Jude Law, la bimba-fenomeno Chloe Moretz e infine Ben Kingsley, nei panni di un convincente Méliès.
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