Guglielmo Biraghi, critico cinematografico, scrittore, curatore del Festival di Venezia dall’87 al ’91, attualmente consigliere dell’Istituto Luce, è morto a Roma. Nato proprio a Roma nel ’27, Biraghi era laureato in Chimica. Era stato dal ’53 all’87 critico per “Il Messaggero”, per il quale aveva ricoperto anche l’incarico di inviato e responsabile della rubrica dedicata alla musica classica. Dal ’70 ha organizzato e diretto il festival di Taormina prima di passare, chiamato “in extremis”, alla Mostra del cinema di Venezia, dove alla fine rimase per un quinquennio.
Biraghi è stato giurato in diversi festival internazionali, Cannes, Berlino, Montreal, Locarno, Valladolid. Tra le sue numerose attività e interessi, era un noto malacologo, collezionava conchiglie e parlava correntemente diverse lingue, Biraghi è stato anche scrittore e autore di pieces teatrali. Oltre ai testi teatrali Il sole e la luna, I quattro cavalieri, Le gatte vive, era arrivato secondo al Premio Strega con il libro di racconti Uno sguardo nel buio.
Come responsabile del festival di Venezia, Biraghi avviò quel rilancio della Mostra che poi, grazie al suo lavoro, venne concretizzato nelle gestioni successive di Pontecorvo, Laudadio e Barbera. Con una Biennale appesantita dalla burocrazia e a corto di fondi, Biraghi riuscì a scoprire talenti come Pedro Almodovar, che a Venezia presentò Donne sull’orlo di una crisi di nervi, e Jane Campion, rivelazione della 47esima edizione con Un angelo alla mia tavola.
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