Scola: ridendo e scherzando con Pif

Ridendo e scherzando di Paola e Silvia Scola (tra gli Omaggi della Festa di Roma) è il ritratto professionale e umano di un artista che tra regie e sceneggiature vanta quasi 90 titoli


La commedia classica e d’autore, Ettore Scola, e la nuova commedia, apprezzata dai giovani, Pif s’incontrano al cinema dei Piccoli a Villa Borghese e ne nasce a tratti una conversazione su un genere di cinema che ha conosciuto in passato nomi importanti e ora cerca nuovi eredi. Ma Ridendo e scherzando di Paola e Silvia Scola (tra gli Omaggi della Festa di Roma, insieme alla versione restaurata de La terrazza) prodotto da Palomar e Surf Film, è soprattutto il ritratto professionale e umano di un artista che tra regie e sceneggiature vanta quasi 90 titoli. Premiato due volte a Cannes, una a Berlino e mai a Venezia, e allora perché non un Leone alla carriera?

In Ridendo e scherzando scorrono oltre alle clip dei film e ai materiali di repertorio, anche vecchi Super 8 (alcuni girati da lui stesso), backstage dei suoi set, fotografie dagli album di famiglia, disegni e vignette. A raccontare la lunga carriera artistica di Scola sono solo le interviste da lui concesse in varie occasioni, estratti dei suoi film e alcune riflessioni di oggi. Le figlie hanno preferito non ricorrere a interviste o testimonianze di altri.
“Sappiamo quanto nostro padre detesti essere celebrato, commemorato. Nonostante la scoperta di quanto sia amatissimo da tante persone, abbiamo scelto la strada dell’autoracconto – dice Silvia Scola – Lui mai lo avrebbe fatto per timidezza e pudore di parlare di sé. Lo abbiamo potuto fare noi che lo conosciamo abbastanza da poterlo sia celebrare che prendere un po’ in giro”.

E’ stato un impegno che ha richiesto tre anni, perché Scola è un persona poliedrica: disegnatore, sceneggiatore, regista, intellettuale e militante politico. Il primo anno è stato dedicato alla selezione del materiale di repertorio, che si è rivelato tantissimo. Si è allora proceduto a una selezione, ma dopo un primo montaggio il film durava ben due ore. Alla fine il lavoro più difficile è stato quello di togliere. “L’intento è stato fare un documentario da ridere. Cercando di usare la sua chiave, quella del suo cinema: parlare cioè di cose serie senza farsene accorgere, facendo ridere”.

Scola si dice soddisfatto del risultato finale, si è fidato solo delle figlie, temendo da parte di altri il fiume della retorica e delle commemorazioni. “Ho verificato di aver passato a loro il senso della misura, dell’ironia, un po’ di quella autodisistima che purtroppo manca oggi. Alla televisione c’è tanta gente che parla solo di sé, vede solo se stesso e non gliene importa nulla delle idee degli altri”.
A queste persone era dedicata, ricorda Scola, una rubrica intitolata ‘Gigi il bullo’ sulla rivista ‘Marc’Aurelio’. Di quel periodo della propria vita da disegnatore Scola apprezza molto il vortice di commenti, critiche e suggerimenti che si scambiavano in redazione. “Ho fatto il cinema come se ci fossero sempre in sala gli amici del ‘Marc’Aurelio’ a valutare e commentare. Del resto ho orrore della sicurezza, della mancanza di dubbi. Se tutti partissero dai loro limiti, l’Italia andrebbe meglio”.

Pif spiega di aver cercato di arrivare all’appuntamento con Scola al Cinema dei Piccoli senza aver mai parlato prima con lui, perché l’incontro risultasse il più vero possibile. “Quelle volte che mi è capitato di incontrarlo prima, sia alla Festa di Roma che al Festival di Bari, lo invitavo a non rivolgermi la parola. Chissà che avrà pensato di me. Le autrici mi hanno poi chiesto di prenderlo in giro, ma lui per me rappresenta una coperta che mi porto psicologicamente appresso, mi protegge. Ha firmato film bellissimi come Brutti, sporchi e cattivi”.
Pif è stato scelto perché Scola ha amato il film La mafia uccide solo d’estate, dice Silvia Scola, e perché “un personaggio simpatico, facendo da alter ego, avrebbe preso in giro nostro padre e invece è accaduto il contrario”.

“Pif appartiene al mio cinema, ha dimostrato che la commedia italiana continua a raccontare il proprio paese senza ipocrisie e infingimenti cercando di divertire. E ora Pif continua su questa strada con il suo secondo film ambientato nella Sicilia degli anni ’40, al tempo dello sbarco americano”. Poi Scola, tra il serio e il faceto, rivela che all’inizio pensando a possibili intervistatori era stato fatto il nome di Checco Zalone, ma poi essendo impegnato sul set, si è ripiegato su Pif.

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18 Ottobre 2015

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