Biagio, il nuovo film di Pasquale Scimeca, dedicato ad un san Francesco dei nostri giorni, era stato selezionato da Alberto Barbera per il concorso di Orizzonti alla Mostra di Venezia, ma non ci sarà.
”Ho scritto a Barbera ringraziandolo, purtroppo il film non è completato nella post produzione. Siamo in attesa di ricevere i 160mila euro, un terzo del costo del film, dalla Regione Sicilia: il decreto della Film Commission è firmato ma il finanziamento non arriva, bloccato da un cavillo burocratico dalla Ragioneria e di cui da marzo chiediamo motivo”, dice all’Ansa il regista siciliano.
”La burocrazia ferma non solo un’opera d’arte ma una produzione che ha dato lavoro a 52 persone qui in Sicilia, una piccola boccata d’ossigeno in una terra dove oltre il 42% sono disoccupati – continua Scimeca – Noi non abbiamo più un euro per finire suono, missaggio e editing e parliamo di un film a basso budget e la cosa pazzesca è che non si capiscono i motivi. Venezia sarebbe stata una vetrina grande e importante anche per far conoscere la storia di questa persona, Biagio Conte, che ha fatto una scelta radicale, aiutare i poveri dei nostri tempi, una scelta rivoluzionaria nella società che definisce valori soldi e consumismo”.
Il film narra il percorso spirituale di un benestante palermitano che ad un certo punto della sua esistenza si spoglia di tutto, rifiuta la società dei consumi e decide di occuparsi dei barboni della stazione di Palermo, per poi fondare comunità di accoglienza per i poveri.
“Ho voluto raccontare la storia di un ragazzo del nostro tempo, che vive la crisi di valori e di significati dovuti alla fine della ‘civiltà contadina’ e all’avvento della ‘civiltà dei consumi’ con la sua urbanizzazione e la sua globalizzazione selvaggia – speiga Scimeca – Un ragazzo, che diventa uomo, attraverso un percorso di dolore e di sofferenza, ma anche di conoscenza e di apprendimento dei segreti della natura, e della scoperta di una spiritualità che l’hanno portato a dedicare la sua vita ai poveri, agli ultimi, a chi soffre e ha bisogno d’aiuto”.
"Una pellicola schietta e a tratti brutale - si legge nella motivazione - che proietta lo spettatore in un dramma spesso ignorato: quello dei bambini soldato, derubati della propria infanzia e umanità"
"Non è assolutamente un mio pensiero che non ci si possa permettere in Italia due grandi Festival Internazionali come quelli di Venezia e di Roma. Anzi credo proprio che la moltiplicazione porti a un arricchimento. Ma è chiaro che una riflessione sulla valorizzazione e sulla diversa caratterizzazione degli appuntamenti cinematografici internazionali in Italia sia doverosa. È necessario fare sistema ed esprimere quali sono le necessità di settore al fine di valorizzare il cinema a livello internazionale"
“Non possiamo permetterci di far morire Venezia. E mi chiedo se possiamo davvero permetterci due grandi festival internazionali in Italia. Non ce l’ho con il Festival di Roma, a cui auguro ogni bene, ma una riflessione è d’obbligo”. Francesca Cima lancia la provocazione. L’occasione è il tradizionale dibattito organizzato dal Sncci alla Casa del Cinema. A metà strada tra la 71° Mostra, che si è conclusa da poche settimane, e il 9° Festival di Roma, che proprio lunedì prossimo annuncerà il suo programma all'Auditorium, gli addetti ai lavori lasciano trapelare un certo pessimismo. Stemperato solo dalla indubbia soddisfazione degli autori, da Francesco Munzi e Saverio Costanzo a Ivano De Matteo, che al Lido hanno trovato un ottimo trampolino
Una precisazione di Francesca Cima
I due registi tra i protagonisti della 71a Mostra che prenderanno parte al dibattito organizzato dai critici alla Casa del Cinema il 25 settembre