VENEZIA – “William Tell è un uomo solo nella sua stanza di motel. Gioca a poker. Ammazza il tempo. Porta un peso. Poi, qualcosa accade”.
Note di regia ultrasintetiche per Paul Schrader, noto soprattutto come sceneggiatore di Taxi Driver, che porta in concorso al Lido The Card Counter, tra l’altro prodotto anche da Martin Scorsese e in sala dal 3 settembre con Lucky Red. “Per realizzare il personaggio di William Tell mi sono ispirato ai protagonisti di altri film, tra cui proprio Taxi Driver: personaggi colpevoli che ottengono il perdono dalla società ma non da loro stessi”, sottolinea il cineasta, che quattro anni fa aveva conquistato molti spettatori veneziani con l’intenso First Reformed. Con The Card Counter racconta appunto la redenzione di un ex militare (Oscar Isaac, attore onnipresente in questa edizione, con ruoli anche in Dune e Scene da un matrimonio): caduto in disgrazia e incarcerato – scopriremo che è coinvolto nelle torture di Abu Ghraib che sono rievocate in diverse scene piuttosto truci – ora vive con il gioco d’azzardo, ma senza puntare troppo per non correre rischi e non farsi notare. A Black Jack conta le carte applicando calcoli probabilistici agli esiti della partita e riuscendo a racimolare qualche centinaio di dollari a partita. La sua vita solitaria e ripetitiva viene messa a soqquadro dall’incontro con Cirk (Tye Sheridan), un ragazzo in cerca di vendetta, mentre una donna affascinante, La Linda (Tiffany Haddish), gli propone di entrare nel giro dei giocatori finanziati da ricchi sponsor facendo un salto di qualità.
“I personaggi che mi attraggono sono tutti ‘strani’ ma William forse è il più misterioso – afferma Isaac – Ho cercato di pensare al trauma e a dove risiede anche a livello fisico. Questo mi ha permesso di capire le sue scelte”. Mentre per Tiffany Haddish il suo ruolo ha il sapore del riscatto: “Ho rischiato con me stessa: sono partita da casa per inseguire i miei sogni e provare a recitare. Sono finita senzatetto, ma ho continuato, non ho mollato ed eccomi qui, ora, a Venezia. Posso dire che la perseveranza ha pagato molto bene”. Nel cast anche Willem Dafoe nel ruolo dell’esperto spietato e senza scrupoli di interrogatori fin troppo ‘efficaci’.
“Nel pensare a questo film – dice il regista – cercavo personaggi con grosse responsabilità alle spalle che la società ha perdonato, ma che non hanno però trovato perdono in loro stessi e Abu Ghraib è davvero qualcosa di imperdonabile”.
Il futuro del cinema? “Difficile immaginarlo. Ogni tre mesi cambia ormai tutto, viviamo come in una bolla. Oggi è molto facile girare un film, basta un telefonino, quello che è difficile è guadagnare facendo cinema. Io per fortuna ho avuto successo prima dell’avvento del digitale e confesso che non vorrei affatto essere giovane oggi”.
La ricostruzione di Abu Ghraib, sottolinea poi Schrader, “è stata molto libera, abbiamo creato un labirinto, qualcosa che era nelle nostre menti”. Infine il regista sull’America post Afghanistan: “Il declino del mio Paese è una cosa che ci si aspettava da sempre”.
La 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, che si è conclusa sabato 11 settembre al Lido, prosegue online con alcune delle sue sezioni più innovative (Venice VR Expanded, Orizzonti Cortometraggi), molto apprezzate anche quest’anno dal pubblico e dalla critica
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