Sono due i titoli targati Istituto Luce Cinecittà che debutteranno a Venezia nell’ambito delle Giornate degli Autori. Si tratta de La legge degli spazi bianchi di Mauro Caputo e Scherza con i fanti di Gianfranco Pannone. Nel primo, tratto dall’omonimo racconto di Giorgio Pressburger, e interpretato da Fulvio Falzarano, Daniele Tenze, Nadia Pastorcich, Antonio Cacace, Paola Pini, Omero Antonutti, prodotto da VOX Produzioni, Collective Pictures e Istituto Luce Cinecittà, con A_LAB, in una fredda mattina d’inverno, il dottor Fleischmann (letteralmente uomo di carne), si trova ad affrontare l’inizio di una progressiva perdita di memoria. Inizia così l’apologo, in un’atmosfera onirica dove realtà e finzione sembrano intrecciarsi ed a tratti confondersi. Il protagonista, un uomo di scienza, si ritrova immerso suo malgrado in un universo, quello della malattia, dominato da misteriosi rapporti tra il destino e le vicende biologiche e fisiologiche che regolano la vita.
Le parole del racconto sono scandite con una prova avvolgente da Omero Antonutti, mentre il protagonista ha corpo e cuore di Falzarano. Le riprese sono intervallate, in contrappunto, da immagini dell’Archivio storico Luce. Con discrezione, Caputo, arrivato alla sua opera terza, realizza un film ipnotico, magico, commovente senza retorica, dove un calmo fiume di parole diventa una specie di formula per spiegare e placare le inquietudini di una mente – quella di Pressburger – che sapeva interpretare molto dei nostri pensieri.
Nel suo lavoro documentaristico e di montaggio, Gianfranco Pannone (Il sol dell’avvenire, Sul vulcano) utilizza diari di militari che si intrecciano con i canti e le musiche popolari di gioia e di dolore scelte e/o composte da Ambrogio Sparagna – con la partecipazione straordinaria di Francesco De Gregori con la sua San Lorenzo – e il prezioso repertorio dell’Archivio dell’Istituto Luce Cinecittà. Che a sua volta si interfaccia con le immagini di oggi, attraverso quel paesaggio italiano, nella cui unicità e varietà spiccano i sacrari militari e i cimiteri, specie delle due grandi guerre, dove riposano migliaia di soldati italiani e stranieri. Non ultima, la testimonianza di un grande intellettuale, Ferruccio Parazzoli, che il destino ha voluto abitasse sul quel Piazzale Loreto, da lui “cantato” nei suoi romanzi, dove furono esposti i cadaveri di Mussolini e dei suoi sodali, forse la pagina più tragica della ricca e contraddittoria storia recente d’Italia. La collaborazione tra Pannone e Sparagna compone così una sorta di dittico insieme al precedente Lascia stare i santi.
Quello italiano non è mai stato realmente un popolo guerriero, anche perché la millenaria storia del Paese ha visto fin troppe guerre, violenze, pestilenze per potersi affidare al solo amor patrio. Partendo da questa particolare condizione storica, Scherza con i fanti vuol essere sia un viaggio tragicomico nella recente storia d’Italia sia un universale inno alla pace, ma soprattutto si propone con un percorso lungo più di cent’anni che prova a scandagliare il difficile e anche sofferto e ironico rapporto del popolo con il mondo militare e più in generale con il potere, in cui agisce fortemente una pietas di matrice cristiana.
Quattro i diari di guerra utilizzati come traccia narrativa: quello di un soldato lombardo del Regio Esercito di stanza a Pontelandolfo, in Campania, ove avvenne l’eccidio di civili più cruento del post Unità d’Italia; di un autista viterbese del Regio Esercito, che nel 1935 andò a combattere in Etiopia, convinto che quell’impresa coloniale fosse la sintesi perfetta del primato fascista e che, invece, scopri la terribile realtà dei gas ai danni della popolazione locale; di una giovane donna cattolica e di estrazione borghese, che divenne partigiana sulle montagne tra Parma e La Spezia e che infine combattè due guerre, la prima contro i nazifascisti, la seconda, forse la più difficile, contro gli uomini; infine quello di un sergente della Marina militare napoletano, oggi quarantenne e appassionato suonatore di zampogna, che ha prestato servizio nelle missioni di pace internazionali e che in Kosovo ha scritto un diario ricco di pietas e umanità.
Il manifesto del film:
E' da segnalare una protesta del Codacons con annessa polemica circa la premiazione di Luca Marinelli con la Coppa Volpi a Venezia 76. L'attore aveva rilasciato una dichiarazione a favore di "quelli che stanno in mare e che salvano persone che fuggono da situazioni inimmaginabili". "In modo del tutto imprevedibile - si legge nel comunicato del Codacons - il premio come miglior attore non è andato alla splendida interpretazione di Joaquin Phoenix"
Venezia 76 si è distinta anche per una ricca attività sul web sui social network. Sulla pagina Facebook ufficiale sono stati pubblicati 175 post che hanno ottenuto complessivamente 4.528.849 visualizzazioni (2018: 1.407.902). Le interazioni totali sono state 208.929 (2018: 64.536). I fan totali della pagina, al 6 settembre 2019, sono 360.950, +4.738 dal 24 agosto 2019
Nel rituale incontro di fine Mostra Alberto Barbera fa un bilancio positivo per il cinema italiano: “In concorso c’erano tre film coraggiosi che osavano – ha detto il direttore - radicali nelle loro scelte, non scontati, non avrei scommesso sul fatto che la giuria fosse in grado di valutarne le qualità"
Luca Marinelli e Franco Maresco, rispettivamente Coppa Volpi e Premio Speciale della Giuria, ma anche Luca Barbareschi per la coproduzione del film di Roman Polanski J'accuse. Ecco gli italiani sul podio e le loro dichiarazioni