Qualcuno crede che se ripetiamo le storie tante volte poi diventano reali. Ma se sono le più famose leggende popolari del terrore, la cosa può rivelarsi parecchio inquietante. È quello che accade a un gruppo di adolescenti in Scary Stories To Tell In The Dark, in selezione ufficiale alla Festa di Roma e nella sale italiane dal 24 ottobre, adattamento cinematografico della trilogia di libri horror per ragazzi, molto famosa in America e nel mondo anglosassone dagli Anni ’90 ma pubblicata in Italia dalla De Agostini solo quest’anno, firmata dallo scrittore e giornalista Alvin Schwartz.
Il film, che porta il titolo del primo dei tre volumi, rivela le paure più recondite di quella particolare età di passaggio che è l’adolescenza, che ansie della crescita che si materializzano fino a diventare concrete, ed è prodotto dal maestro delle storie oscure Guillermo Del Toro, con la regia del norvegese André Øvredal, per il quale Scary Stories è stata l’occasione di rendere omaggio a quei film per ragazzi, da Poltergeist a It, che hanno formato la sua educazione cinematografica. “La paura dell’ignoto è sempre interessante da trasporre sullo schermo”, spiega Øvredal. “Ma volevamo anche raccontare una storia molto umana, volevamo che il pubblico si innamorasse dei personaggi, che abbiamo iniziato a delineare bene anche prima della svolta horror, volevamo che ci fosse molto cuore e umanità. Proprio come nei film di Guillermo Del Toro, l’elemento umano guida l’azione fin dall’inizio”.
Il film è ambientato nel 1968, un anno di rivolte e sconvolgimenti culturali così forti che anche la remota cittadina di Mill Valley, non può rimanere del tutto indifferente. È l’anno in cui i ragazzi americani partono per il Vietnam, e a volte scompaiono e non tornano, un po’ come avviene per motivi del tutto diversi ai ragazzi protagonisti del film, “Senz’altro c’è un elemento politico nella storia- sottolinea Øvredal – e non solo nel riferimento alle sparizioni”. Come nelle migliori storie horror tutto comincia la notte di Halloween, quando quattro adolescenti decidono di esplorare l’inquietante casa infestata della loro città dove viveva la presunta omicida Sarah Bellows e dove scoprono un libro con poteri soprannaturali smisurati che cambia i loro destini. Uno ad uno, si ritrovano a vivere le storie dell’orrore che Sarah sceglie di raccontare e sono chiamati a combattere inesorabilmente le proprie paure più terrificanti. Mentre il film prende vita tra creature raccapriccianti e incubi, Stella e i suoi amici scoprono che la famigerata Sarah Bellows potrebbe non essere stata il mostro psicopatico a cui sono stati portati a credere dalle dicerie cittadine. Ora, porre rimedio ai torti commessi contro questa persona non così diversa da loro, diventa la loro unica speranza di sopravvivere alle storie che lei sta inventando per vendetta.
“Le storie feriscono, le storie guariscono, e se continui a ripeterle diventano vere”, si dice nel film sollevando un tema di scottante attualità, legato oggi al linciaggio facile del web. “Sia la vita di Stella che quella di Sarah sono state distrutte dalle dicerie del paese – puntualizza Øvredal -_qualcosa che diventa di maggiore attualità nei tempi dei social network, capaci di distruggere la vita di una persona basandosi sulle maldicenze. È un tema senza tempo, sia se si tratti di un piccolo il villaggio, che del villaggio globale di internet”.
“Ci siamo divertiti a ricreare i mostri sullo schermo – conclude il regista – ma i mostri peggiori in questo film sono le bugie, gli inganni e le maldicenze”.
Parola al premio Oscar Ron Howard, regista di Pavarotti, documentario biografico in Selezione Ufficiale alla Festa di Roma 2019, stasera in prima serata su Rai Uno: materiale familiare inedito, interviste originali, tra cui a Nicoletta Mantovani, alle tre figlie e alla prima moglie, e a Bono Vox, un racconto franco e celebrativo, intimo e pubblico
Bilancio positivo per il festival dedicato ai ragazzi, che ha registrato un incremento del 29% alle biglietterie, 6000 biglietti in più rispetto al 2018. "Nel tempo siamo riusciti a costruire un rapporto diretto e autentico con tutto il pubblico, partendo dalle scuole, fino ad arrivare agli accreditati e alla critica". Così dichiarano i direttori Fabia Bettini e Gianluca Giannelli
Il premio è stato consegnato ai due registi belgi durante la 17ma edizione di Alice nella Città da Angela Prudenzi, Francesca Rettondini e Cristina Scognamillo
CECCHI GORI - Una Famiglia Italiana: dopo la mostra fotografica, la Festa ospita il documentario, per la regia a quattro mani di Simone Isola e Marco Spagnoli, prodotto da Giuseppe Lepore per Bielle Re, che ha curato la realizzazione dell’intero progetto dedicato alla dinastia che ha fatto grande parte del cinema italiano