VENEZIA – “Legalizzare la cocaina ne farebbe scendere drasticamente il prezzo bloccando quelli che sono i pozzi di petrolio delle organizzazioni criminali. La legalizzazione trasformerebbe l’economia mondiale. Il narcotraffico attraversa il mondo legale, dà linfa all’economia ufficiale. Nel 2014 ha risolto una grave crisi di liquidità”. Così Roberto Saviano a Venezia 76 dove è stata presentata Fuori concorso la serie kolossal Zerozerozero, diretta da Stefano Sollima e tratta dal suo romanzo-inchiesta uscito nel 2013. Alla produzione Cattleya e Bartlebyfilm per Sky Studios, CANAL+ e Amazon Prime Video, la messa in onda è prevista nel 2020 su Sky.
“La cocaina – prosegue Saviano – è l’unica materia comparabile al petrolio, la facilità con cui può essere venduta non ha eguali. Se io le dessi ora un sacchetto di cocaina, lei la venderebbe prima ancora di lasciare il Palazzo del Cinema, al contrario di un sacchetto di diamanti, perché di quelli nessuno si fiderebbe, mentre la droga si può testare. E perché domina il mondo? Perché la vita è una merda, ti fa sentire sempre troppo brutto, troppo povero, troppo grasso, devi lavorare sempre di più. La prendono operai edili, tassisti, chirurghi, ti attiva, mentre l’eroina ti disattiva”. E ancora: “Un chilo di coca costa in Colombia all’origine 2000 euro, che diventano 15mila in Messico, 27mila in America, 54mila in Italia, 70mila in Inghilterra, 45mila in Spagna. Con 10mila euro di cocaina diventi milionario: da 1 chilo ne ricavi, tagliandola, almeno 3 che diventano con 3000 dosi un guadagno di 200mila euro, che salgono a 300mila se la tagli con schifezze per le periferie del mondo”.
L’oro nero raccontato nella sigla creata da Francesca Abruzzesi è al centro del plot che si muove tra Europa, Africa, America del Sud e Stati Uniti ed è recitato in sei lingue. Protagoniste tre “famiglie”: quella calabrese, con vecchio boss (Adriano Chiaramida) che vive nascosto sottoterra e il nipote rampante e sleale; quella americana, con il broker navale (Gabriel Byrne), la figlia che è il suo braccio destro (Andrea Riseborough) e il figlio minore, ragazzo fragile che ha nel patrimonio genetico una grave malattia degenerativa (Dane DeHaan); infine i militari messicani, tra cui un sergente doppiogiochista (Harold Torres) e invasato per la religione.
Per il produttore Riccardo Tozzi, che ha al suo attivo anche Gomorra la serie sempre tratta dall’opera di Saviano, questa è la produzione seriale più costosa e impegnativa mai fatta, con riprese in tre continenti e anche molti contrattempi, “come quando in Messico sono saltate tre settimane di riprese perché ci hanno rifiutato una location”. Nicola Maccanico (Evp Programming Sky Italia) si è detto convinto che Zerozerozero per il suo impianto produttivo scriva “una pagina evolutiva della storia delle serie”.
Per il regista e sceneggiatore Stefano Sollima, che ha scritto gli otto episodi con Leonardo Fasoli e Mauricio Katz, con il contributo di Max Hurwitz e Maddalena Ravagli, mentre la compagine dei produttori esecutivi comprende anche Pablo Trapero, sembrava un progetto irrealizzabile, folle, che tre o quattro anni fa “non immaginavamo di poter realizzare”. Leonardo Fasoli parla di un intenso lavoro di ricerca in Messico, Africa e negli Usa. “Abbiamo incontrato giornalisti, poliziotti e persone che lavorano nei porti, ci siamo resi conto che tutti i protagonisti del narcotraffico sono reclusi e isolati, persi nel mondo della cocaina”.
La vicenda si apre in Aspromonte – al Lido abbiamo visto le puntate 1 e 2 (The Shipment e Tampico Skies) – che per Saviano è “l’Amazzonia d’Europa”. “Abbiamo le mafie più antiche del mondo e con il maggior numero di regole. L’uomo d’onore non può fidarsi di nessuno né della moglie, né dei figli. Se credi nella fica, si seccherà. Quindi la sua filosofia è guadagnare più che può. C’è un aspetto religioso che la serie sottolinea. I mafiosi lavorano per il potere, non per fare la bella vita, sono gli ultimi calvinisti. Pagano cara la loro posizione, con la solitudine, l’odio e la morte. Ma sanno che la loro famiglia sopravviverà e che il loro denaro alimenterà altre aziende che neanche conoscono”.
Stefano Sollima, il regista di Romanzo criminale la serie e recentemente al cinema con Soldado, si è interessato a Zerozerozero “per l’angolazione speciale con cui raccontava il narcotraffico già tante volte oggetto di film e serie. L’idea del singolo viaggio seguito passo passo per far capire nel complesso come questa merce muova l’economia globale era la cosa intrigante”.
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