SATURNIA – Realtà Virtuale e Video Arte: la V edizione del Saturnia Film Festival parla i linguaggi più versatili dell’immagine – non solo cinema tradizionale, dunque – e quest’anno lo fa puntando i riflettori sulle opere in VR di Alessandro Parrello e con la 2/a edizione di Biennale Artivism: mostra collettiva su ecologia e cambiamento climatico, con oltre 40 opere di differenti artisti, un’esposizione diffusa, dalla Maremma a Venezia.
Un centinaio i progetti in VR che vantano la firma di Parrello, da ricostruzioni storiche a cortometraggi: suo il pluripremiato Nikola Tesla, the man from the future (attualmente su RaiPlay), storia del visionario inventore serbo-croato, che sta per presentare un innovativo motore asincrono a corrente alternata. Nel 2020, Parrello ha curato la regia televisiva dell’opera di Rossini, La Cenerentola, e attualmente sta dirigendo un nuovo progetto cinematografico, Lo zio di Venezia, con Giorgio Tirabassi.
Le Terme di Saturnia Natural Destination e la ex Chiesa di Santa Cristina a Rocchette di Fazio sono le culle che ospitane alcune sue opere in Virtual Reality: l’iniziativa, in collaborazione con la casa di produzione WEST 46TH FILMS, tra i leader italiani nel settore, mette in scena un corner dedicato con tre contenuti immersivi a disposizione del pubblico, tra cui il suddetto lavoro su Tesla, oltre a Lucid Trip, esperienze da vivere anche accompagnati dallo stesso autore, presente alla manifestazione maremmana.
“La VR è la simulazione di un altro spazio-tempo, con cui possiamo interagire o a cui possiamo essere passivi, e comunque la VR è una realtà ancora embrionale, cui appartengono dei differenti gradi di libertà” che man mano che si ascende “procedono nella direzione del Metaverso, in cui si può interagire”, spiega Parrello.
VR e storytelling hanno in comune l’immersività, hanno entrambe la capacità di immergere chi ne fruisce in una realtà altra; eppure, scrivere una storia per la VR non è omologo che farlo per il cinema o la narrazione tradizionali, perché non va sottovalutato che nella Virtual Reality chi fruisce della storia può influenzare la storia stessa e, inoltre, “la regia nella Virtual Reality deve essere pensata per il dettaglio e quindi le scene sono sempre costruite a 360 gradi: rispetto ai set tradizionali va sempre costruito un set pieno, con unica via di fuga il soffitto”, continua.
Passando alla visione vera e propria, “le tecniche di ripresa a 360° possono essere il Video Monoscopico, ovvero la maggior parte delle macchine da presa a 360° sono monoscopiche, cioè dotate di una sola lente per lato/direzione di ripresa; si tratta di lenti FishEye, che permettono di catturare tutto l’ambiente intorno alla mdp”. Poi – sempre con riferimento alle tecniche di ripresa a 360°- c’è il Video Stereoscopico: se le immagini – riprese reali o da computer grafica – poste davanti agli oculari del visore sono uguali, l’immagine che possiamo guardare è piatta: quindi “per ottenere invece una visione stereoscopica le due riprese sono differenti e devono essere fatte alla distanza interpupillare umana, in modo da generare l’effetto 3D con la percezione della profondità degli elementi della scena”. Si tratta di un’esperienza visibile con occhiali VR ed è molto intensa e avvolgente, ma non rappresenta ancora la vera VR, caratterizzata dalla possibilità di muoversi sulla scena e di interagire con gli elementi costitutivi. La Stereoscopica comporta anche “una post-produzione molto più complessa, ma restituisce un risultato notevole di vuoto, che lascia davvero la sensazione di volare”, continua il regista.
E poi c’è la Regia Cinematic VR “che nasce per poter portare la tecnologia immersiva nell’universo cinematografico, in cui viene costruita una sceneggiatura, ci sono degli interpreti e il set viene realizzato secondo le tecniche impiegate nel cinema tradizionale, con quattro lati pieni, invece che porzioni. Nella Cinematic VR la messa in scena diventa elemento essenziale per la fruizione finale dello spettatore e la scena dev’essere illuminata e costruita seconda le esigenze narrative e non più semplicemente naturale, come nelle normali riprese video VR amatoriali. Qui dobbiamo trasmettere le sensazioni dell’epoca che stiamo raccontando, come nel cinema. Il concetto di Cinematic quindi si propone come obiettivo di trasformare l’esperienza cinematografica collettiva in un’esperienza cinematografica immersiva individuale, in cui la scena è costruita in modo che nulla all’interno del panorama sferico sia lasciato al caso. Lo spettatore entra realmente dentro al film e ne diventa il protagonista attraverso il suo POV”, ovvero Point Of View, il soggettivo “punto di vista”.
Ma non c’è solo la VR a Saturnia, perché il Film Festival ospita anche la Video Arte, con la seconda Biennale Artivism: una grande mostra collettiva, a cura di Shim Eco Art Network e Hohenthal Und Bergen, che grazie al Festival quest’anno trova casa in Maremma. Sono esposte le opere plastiche di più di 40 artisti internazionali: ospite d’onore la celebre fotografa danese Winnie Denker. Da luglio, inoltre, Artivism ha preso possesso anche degli spazi della galleria veneziana San Vidal, per concludersi a settembre con un evento targato Saturnia Film Festival nell’ambito della Mostra Internazionale del Cinema. La sezione Short Art è composta da 5 film sperimentali, selezionati dalla commissione artistica di Artivism, coordinata dallo Studio Mas Tassini di Parigi, visibile al pubblico dal 10 giugno al 1 settembre presso la Fortezza Orsini di Sorano, lo Spazio San Vidal a San Zaccaria a Venezia e al Polo Culturale Le Clarisse di Grosseto: lo Studio parigino dal 2020 ha creato Shim ECO – insieme a Shim ArtNetwork, socio-sociale internazionale -, artisti che lavorano su temi relativi la giustizia sociale, il cambiamento climatico e l’arte concettuale.
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