Sanfelice: dall’adolescenza all’età adulta con l’odore del “Cloro”

L'esordio di Lamberto Sanfelice arriva alla Berlinale dopo la presentazione al Sundance


BERLINO – L’acqua e la terra, lo sforzo fisico e il gesto estetico, gli obiettivi ambiziosi e la quotidianità degradante, il mare delle origini e la montagna del presente. Cloro, l’opera prima di Lamberto Sanfelice protagonista di un folgorante percorso (partito dal Sundance, ora alla Berlinale – nella sezione per ragazzi Generation – e in sala tra un mese), è tutto giocato sui contrasti. E sulla pelle e le spalle – diventate muscolose per l’occasione – di Sara Serraiocco, resa nota da Salvo e ora trasformata in una brillante atleta di nuoto sincronizzato costretta dalle vicissitudini familiari ad allontanarsi dal suo sogno per accudire tra le sperdute montagne abruzzesi il padre depresso e il fratello piccolo. Lei ha solo 17 anni, ma la tenacia tipica degli atleti, che la porta a trovarsi un lavoro come addetta alle pulizie di un hotel: è lì che potrà allenarsi segretamente in piscina e conoscere Ivan (Ivan Franek), mentre la sua famiglia continua a sgretolarsi nonostante le promesse di uno zio (Giorgio Colangeli) e l’interessamento della preside della scuola (Piera Degli Esposti). Prodotto da Ang Film e Asmara Films, Cloro ha beneficiato dei contributi del Mibact, di Rai Cinema e della Regione Lazio, e sarà in sala tra un mese.

Come ha deciso di girare un film con un fulcro così particolare come il nuoto sincronizzato?

Cloro non è un film sul nuoto sincronizzato, ma certamente quello è un elemento forte che mi colpì quando vidi delle immagini negli Stati Uniti 5-6 anni fa. Rimasi affascinato dalla differenza tra ciò che si vede fuori dall’acqua e ciò che c’è sotto la superficie. Da una parte ci sono il balletto, l’espressione artistica, il gesto estetico, la sincronia tra le ragazze, dall’altra le inquadrature sott’acqua in cui si vede un gran casino, lo sforzo fisico, i mulinelli, un ambiente quasi claustrofobico. Trovo interessante che ci voglia tanta fatica per creare la bellezza estetica.

Come ha scelto Sara Serraiocco, e come l’ha preparata per il ruolo?

All’inizio non volevo un’attrice, ma una ragazza del nuoto sincronizzato. Ho passato molto tempo con le atlete perché volevo restituire il loro mondo in modo onesto, ma poi ho capito che non avrei trovato in piscina una ragazza che poteva portarsi il film sulle spalle. Ho conosciuto Sara quando Salvo non era ancora uscito, e quando l’ho trovata ho capito che potevamo fare un percorso di un certo tipo in cui Sara viaggia verso Jennifer, e viceversa. Per lei è stato importante stare con le ragazze, non mi aspettavo che potesse fare ciò che fanno loro, ma doveva assorbirne la determinazione, che un po’ già le apparteneva grazie alla danza classica, con cui è cresciuta.

Quanto è stato difficile produrre un’opera prima come questa?
Un esordio è sempre un grosso sforzo produttivo, un’avventura complessa, ma in questo caso non è stato un percorso molto lungo. Ho scritto la sceneggiatura tra ottobre e novembre 2012 e già quella ha creato molto interesse e permesso di coinvolgere grandi attori come Piera Degli Esposti e Giorgio Colangeli, anche se è un piccolo film. La sceneggiatura è stata selezionata dal programma Media e poi il Ministero è entrato 2013. Ho girato a marzo 2014, ho finito il montaggio poco prima di Natale, e ho mostrato la copia lavoro ai selezionatori del Sundance e di Berlino, ricevendo subito notizie meravigliose.

Cloro è un film molto giocato sui contrasti. Come ha lavorato su questo aspetto?
Credo che tramite le frizioni emergano le cose più forti. Per me non è casuale che il film parta da Ostia, con le vacanze, il mare e la spiaggia, e poi si svolga in un altipiano semi desertico dell’Abruzzo, creando un senso di sradicamento e isolamento. La piscina viene usata in vari momenti in modo diverso: nasce come luogo di espressione creativa di Jennifer, ma poi pian piano le si stringe un po’ intorno e il bordo piscina quasi si rimpicciolisce man mano che la storia procede.

Questo è un film sulla fine dell’adolescenza e il passaggio all’età adulta. C’è qualche titolo che l’ha ispirata particolarmente?

Sono tanti i film sugli adolescenti che amo, ma l’autore che ha raccontato meglio l’adolescenza, secondo me, è Gus Van Sant, anche se in America e con una sensibilità diversa rispetto a un film come Cloro.

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07 Febbraio 2015

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