San Valentino d’azione, con il ritorno di Willis


Per un San Valentino insolito, affidatevi a John McClane. L’intrepido poliziotto interpretato da Bruce Willis, protagonista della lunga serie di thriller iniziata nel 1988 con Trappola di cristallo (Die Hard) torna infatti nel quinto capitolo delle sue avventure proprio il 14 febbraio, distribuito come sempre da Fox. Die Hard-Un buon giorno per morire (si perde nella traduzione il gioco di parole del titolo originale, A Good Day to Die Hard), vede il supersbirro trasferirsi in Russia per correre in aiuto del figlio, con cui ha interrotto i rapporti, agente della CIA rinchiuso in carcere. Giunto sul luogo, McClane scoprirà che dietro l’arresto del ragazzo – che non vuole saperne di tornare a parlare con lui – si nasconde in realtà un intricato piano terroristico. Coinvolti dagli eventi, genitore e figlio ricominceranno pian piano a comunicare, e a collaborare per evitare che il male trionfi. La battaglia finale si svolgerà nientemeno che a Chernobyl, nella centrale abbandonata e con tutta probabilità ancora radioattiva.

Ma nonostante il simbolico passaggio di consegne al figlio Jack (interpretato sullo schermo da Jai Courtney), McClane e, di conseguenza, Willis, a 57 anni suonati, appare in splendida forma e ancora in grado di saltare dai tetti, imbracciare armi enormi e sfasciare tutto come è abituato a fare da sempre. Analogamente ai suoi colleghi action Schwarzenegger e Stallone, anche loro da poco tornati in azione. “Continuerò a essere McClane finché riesco a stare in piedi e a correre in maniera decente – ha dichiarato l’attore presentando il film a Los Angeles – Questa serie per me è molto importante proprio perché è una sfida, mi obbliga a competere con me stesso. Distruggere macchine fa parte della struttura base del cinema d’azione. E’ come essere sulle montagne russe, si paga il biglietto anche per questo. Si vuole sentire il senso del pericolo, ma con la coscienza di essere al sicuro nel buio della sala”.

E, dati i recenti avvenimenti di cronaca nera avvenuti in Usa, era inevitabile la domanda polemica sui rapporti tra cinema e violenza: “Sono ipotesi senza sostanza – risponde Willis – Non ho mai visto nessuno fare del male dopo aver visto un film. Non succede nella realtà. I due fenomeni, la violenza di finzione e quella reale, non hanno niente a che fare l’una con l’altra. La follia umana non è provocata da un film. Qui in America dobbiamo riflettere di più sulle psicopatie e sul modo in cui si può intervenire sugli individui malati, aiutarli prima che compiano azioni violente. Si può parlare di limitare la vendita di armi, certo, ma la correlazione tra violenza nel cinema e quella reale secondo me è fuorviante”.
Insomma, la risposta è analoga a quella data proprio da Schwarzenegger, a cui la questione era stata posta – dati anche i suoi trascorsi politici – in occasione della presentazione dell’ultimo action da lui interpretato, The Last Stand.

Ma il nuovo Die Hard si incrocerà in sala con l’uscente Django di Tarantino, forse il vero rappresentante di una nuova generazione di eroi cinematografici. Con Quentin, Willis ci ha lavorato solo una volta, in Pulp Fiction: “Non fa tanti film –  conclude l’attore – lavorerei di nuovo con lui, è un grande filmmaker e raccontatore di storie, e Pulp Fiction resta un film straordinario. Django non l’ho visto ancora, però ho sentito che è fantastico”.

autore
13 Febbraio 2013

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