Un eroe da celebrare in prima pagina e un ‘mostro’ da sbattere sempre in prima pagina. Ma siamo sicuri di questa verità data in pasto al popolo affamato di giustizia sommaria e di notizie rassicuranti? Forse un ragionevole dubbio è meglio averlo come ci suggerisce L’eroe, opera prima indipendente del 35enne regista romano Cristiano Anania, girata in sole 4 settimane, con il contributo della Lucana Film Commission. Dal 21 marzo questo esordio verrà distribuita da Mescalito Film in 30 copie la prima settimana, per poi passare a 50.
L’eroe è realistico e nel contempo metaforico, come dice l’autore, e vede riuniti nel cast tre interpreti già apprezzati in Gomorra – La serie: Salvatore Esposito, il boss Genny Savastano, Cristina Donadio la iena Scianel e Vincenzo Nemolato nel ruolo del rapinatore Angelo Sepino. Nel cast anche Marta Gastini, Enrica Guidi, Paolo Sassanelli e Fabio Ferrari.
Salvatore Esposito è Giorgio, un mediocre giornalista di cronaca e politica, che viene trasferito in una redazione anonima di provincia come corrispondente, dopo essere scivolato su un articolo, non pubblicato, che coinvolge un ministro. E la sua sorte è segnata quando il giornale vive una fase di ristrutturazione aziendale. Dal licenziamento lo salva inaspettatamente il rapimento di un bambino, nipote di una ricca imprenditrice locale di vini (Cristina Donadio). Giorgio si occupa infatti in prima persona del caso risolvendolo, ma la cronaca che racconterà sul giornale, quella di un emarginato (Vincenzo Nemolato) colpevole del sequestro, è ben lontana dalla verità.
“L’opinione pubblica ha per istinto innato il bisogno di creare mostri ed eroi. I ‘mostri’ ci rassicurano sul nostro essere persone migliori – spiega il regista – Gli eroi, invece, servono a ristabilire l’equilibrio nella morale scalfita, affinché tutto torni alla ‘normalità’. Giorgio è pronto a sacrificare la moralità pur di raccontare ‘storie’, sacrificando la vita altrui senza scrupoli pur di raggiungere un pezzo di agognata celebrità”. E Anania ricorda a proposito una massima dello scrittore irlandese Jonathan Swift: “La menzogna fa il giro del mondo nel tempo in cui la verità si allaccia le scarpe”.
Per il protagonista Salvatore Esposito L’eroe ricalca il genere noir in voga negli anni ’80. “Quanto agli eroi, quelli veri sono i giovani nati in periferia che evitano di diventare la manodopera della criminalità organizzata arrangiandosi con lavori d’ogni genere, e si mostrano umani verso il prossimo”. L’attore napoletano non si sente prigioniero del ruolo di Gomorra “scelgo i progetti in base alla mia persona e mi metto al servizio del film”. E la commedia dopo che ha interpretato un gay in Puoi baciare lo sposo di Alessandro Genovesi? “È un genere che mi piace e che vorrei esplorare di più. Il problema di questo genere è solo quando diventa macchietta o cade negli stereotipi”.
Per Cristina Donadio L’eroe è un film dove tutto quello che appare non è detto che sia. “Ogni personaggio ha un altro da sé. Il mio è quello di una donna di potere che non vuole perdere. In scena le poche virtù e i tanti vizi della piccola provincia”. Vincenzo Nemolato si è calato nel personaggio dello ‘scemo’ del villaggio, la vittima grazie alla quale il mediocre giornalista rinasce. “Francesco è un ragazzo orfano che riceve aiuti dalla comunità in cui vive, ma subisce anche le angherie. Sarà l’eroe a dargli il colpo di grazia finale”.
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