“Più che un film sull’amore è una commedia sull’amicizia che sto rivalutando perché in fondo l’amore porta troppi problemi. Perciò consiglio alla coppia di fare amicizia”. Con Se mi lasci non vale Vincenzo Salemme torna nel doppio ruolo di regista e interprete, come nel precedente suo lavoro …E fuori nevica! tratto da un suo successo teatrale. Ma questa volta Salemme s’affida a un soggetto originale di Paolo Genovese e Martino Coli, poi elaborato insieme a loro in fase di sceneggiatura.
“Ho capito che al cinema il paradosso non funziona così bene come a teatro, sul grande schermo la farsa non regge facilmente – spiega l’autore – funzionano meglio lo stile realistico e le idee più semplici, perché il pubblico deve riconoscersi nei personaggi della storia e la comicità diventa più credibile. Le idee troppo forti dal punto di vista metaforico vanno bene per il teatro”.
Se mi lasci non vale, distribuito in 300 copie dal 21 gennaio da Warner Bros. e prodotto da Fulvio e Federica Lucisano, racconta di Vincenzo/Salemme e Paolo/Paolo Calabresi, due 50enni alla deriva che s’incontrano al bancone di un locale alla moda e scoprono di avere in comune lo stesso destino: l’essere stati lasciati dalle rispettive partner, Sara e Federica. Entrambi feriti scivolano chi nella rabbia repressa e chi nella depressione. Solo la vendetta sembra l’antidoto migliore, vendetta ordita dal più intraprendente Vincenzo che escogita un piano a suo dire infallibile: far innamorare perdutamente le due ex, conoscendone i punti deboli e le passioni, per poi abbandonarle al momento giusto. Saranno proprio i due amici, scambiandosi le due donne, a ingannarle: Paolo fingendosi vegano convinto come Sara/Serena Autieri e Vincenzo un uomo d’affari il cui denaro e potere affascinano, almeno così sembra, Federica/Tosca D’Aquino.
In soccorso di Vincenzo, impegnato in un ruolo più complicato, arriva Alberto/Carlo Buccirosso, un teatrante che guadagna a fatica la giornata e che indosserà i panni dell’autista di Vincenzo. Ma le cose, si sa, non vanno come previsto.
Il film a tratti è debitore di una riconoscibile comicità teatrale napoletana a cominciare da alcuni collaudati duetti tra Buccirosso e Salemme. “Nel film forse si respira un’atmosfera teatrale perché ho utilizzato talenti teatrali ma in uno schema narrativo che non è teatrale”, spiega il regista. Su questo impianto partenopeo è avvenuto l’innesto di un attore romano come Paolo Calabresi: “All’inizio avevo timore ad entrare in un mondo di comicità napoletana che funziona con le sue regole”. A rinforzare il tono partenopeo della commedia la preziosa partecipazione di un irresistibile Carlo Giuffrè nei panni del padre un po’ impiccione e saccente di Paolo.
Ma chi sono alla fine questi due 50enni abbandonati dalle rispettive compagne? Per Salemme si tratta “di due scapoloni, simboli di quel maschio che non si assume la responsabilità. In fondo uomini e donne sono due mondi troppo diversi e certe volte mi domando perché si mettano insieme”. Per Calabresi questi due 50enni consumano una vendetta improbabile e ridicola, dal sapore adolescenziale, “come nelle commedie vere si parte da una situazione drammatica e alla fine si capisce quali sono i sentimenti autentici”.
Tosca D’Aquino ringrazia Salemme che le ha affidato il ruolo di “una donna dal piglio manageriale, che comanda gli uomini. Vincenzo del resto esalta nei suoi film le figure femminili”. La Sara di Serena Autieri è invece un personaggio opposto, “mi ha fatto molta tenerezza questa donna che, nonostante le grandi delusioni, crede ancora nell’amore”.
E a giudicare dal finale, forse all’amore ci crede, nonostante qualche distinguo, anche lo scettico Salemme.
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