‘Sabbath Queen’, il doc di DuBowski sul rabbino-drag queen

Amichai Lau-Lavie, erede di trentotto generazioni di rabbini ortodossi, sfida le convenzioni religiose con visone e parrucca bionda


Sabbath Queen, il documentario di Sandi DuBowski presentato alla 19ma edizione della Festa del Cinema, è un’opera di grande rilevanza contemporanea, che deflagra nel pieno del conflitto israelo-palestinese ponendo importanti interrogativi per la pace. “Come possiamo reinventare le nostre sacre tradizioni per conseguire la pace?”, ci si chiede seguendo la storia di Amichai Lau-Lavie, erede di trentotto generazioni di rabbini ortodossi. Attraverso una lente che si estende su ventun anni, DuBowski ci introduce in una vita segnata dalla determinazione e dall’eccentricità. Amichai, dichiaratosi gay negli anni Ottanta, emigra a New York dove dà vita a Rebbetzin Hadassah, una drag queen che sfida le convenzioni religiose con visone e parrucca bionda, incarnando una figura di vedova di rabbini. La sua visione della Torah, non più prerogativa esclusiva dei rabbini, ma un diritto collettivo di reinterpretazione, segna l’inizio di una rivoluzione culturale e spirituale.

Fondatore del Lab/Shulan, una congregazione ebraica sperimentale, Amichai promuove un approccio inclusivo che abbraccia tutte le religioni, valorizzando arte e sperimentazione. La sua performance “Storahtelling” rappresenta un’innovativa divulgazione religiosa, integrando creatività e spiritualità. La sua ascesa a rabbino ortodosso non è solo un’affermazione personale, ma una strategia per infiltrarsi e trasformare il sistema dall’interno, incarnando l’idea che “per cambiare il sistema devi diventare un virus”.

Sabbath Queen non si limita a narrare la storia di Amichai, ma esplora il suo incessante tentativo di rinnovare la religione e i rituali, promuovendo amore interreligioso e pace attraverso l’arte della trasgressione. La struttura non lineare del film, arricchita da filmati d’archivio, interviste e animazioni, consente una profonda immersione nella complessità del protagonista, svelando le esperienze che lo hanno forgiato.

Amichai si confronta con il sistema ebraico ultraortodosso, cercando di creare una comunità inclusiva per ebrei LGBTQ+ e donne emarginate. La sua capacità di avvicinare voci divergenti, già in anticipo sui tempi, si manifesta nelle sue previsioni riguardo all’aumento degli ebrei di destra favorevoli alla guerra. In un’epoca segnata da conflitti, la sua richiesta di un cessate il fuoco tra Israele e Palestina appare tragicamente lungimirante.

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22 Ottobre 2024

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