CANNES – Dopo essere diventato lui stesso un eroe grazie all’incredibile successo di pubblico e di critica ottenuto con Black Panther, il trentaduenne Ryan Coogler ha avuto anche la benedizione di Cannes, dove è stato accolto con una standing ovation alla masterclass di oggi. Il suo blockbuster Marvel non è stato solo un film di supereroi, ma anche e soprattutto la bandiera di una rivincita afro-americana, motivo per cui Coogler è diventato un idolo. “Razzismo e pregiudizio sono gli effetti che abbiamo avuto dalla colonizzazione, la stessa industria cinematografica ne è coinvolta – ha detto il regista, al suo terzo film dopo l’exploit con Fruitvale Station e la conferma di Creed – spero che il successo di Black Panther la migliori in un certo senso, sia una nuova opportunità per noi (…) Il film ha dato alla comunità nera un esempio positivo, un’idea di rinascita”. Invece dello “007 nero” che Hollywood si aspettava, con Black Panther Coogler ha consegnato un film “sulla diaspora africana, sulle radici comuni dell’Africa e dell’America colonizzata”. Tra i riferimenti, il regista ha citato la saga di Bond, Star Wars, Rocky, City of God di Meirelles, Amores Perros, Un profeta e L’odio di Kassovitz.
Nel team dei selezionatori troviamo l'italiano Paolo Bertolin, già attivo come consulente della Mostra di Venezia, insieme a Anne Delseth, Claire Diao, Valentina Novati e Morgan Pokée.
Le vie del cinema da Cannes a Roma e in Regione si volgerà al cinema Eden e Giulio Cesare. Alcune repliche previste anche al cinema Palma di Trevignano e al multisala Oxer di Latina
Teodora Film distribuirà in Italia Girl di Lukas Dhont e Woman at war di Benedikt Erlingsson. Il primo, presentato nella sezione Un Certain Regard, ha conquistato la Camera d’Or, mentre Woman at War è stato presentato alla Semaine e ha convinto la stampa internazionale
Doppio premio per l'Italia, che esce benissimo da questo 71° Festival di Cannes: all'attivo, oltre ai premi a Marcello Fonte e Alice Rohrwacher anche quello a Gianni Zanasi e al documentario La strada dai Samouni di Stefano Savona. La giuria di Cate Blanchett ha schivato le trappole del gender firmando un verdetto sostanzialmente condivisibile