“L’uomo nero racconta una storia sui pregi ed i difetti dell’amatorialità ma anche sul pregiudizio, sulla famiglia e sulla nostalgia. Il film parla della voglia della gente comune di emergere attraverso il dilettantismo. Tra gli anni ’50 e ’60 nella gente comune c’era la voglia di mettersi in evidenza, nacquero tanti pittori, poeti, cantanti, che furono però snobbati dagli intellettuali e dalla sinistra. Ora queste persone emarginate hanno trovato protezione nella destra che ha dato loro attenzione ma non li ha fatti crescere: alcuni programmi della tv come Amici ne sono la conferma”.
Così a Bari, negli uffici del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, Sergio Rubini ha introdotto la presentazione alla stampa de L’uomo nero, il suo nuovo film in fase di realizzazione a Mesagne, nei pressi di Brindisi, con puntate a San Vito dei Normanni e a Bari, di cui l’attore-regista di Grumo Appula è uno degli interpreti, con Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Fabrizio Gifuni, Anna Falchi e Margherita Buy.
Prodotto da Bianca Film e Rai Cinema in collaborazione con Apulia Film Commission e scritto da Rubini con Carla Cavalluzzi e Domenico Starnone, l’opera racconta le vicende di Gabriele Rossetti (Fabrizio Gifuni), che torna al suo paese nel Sud al capezzale di suo padre Ernesto (Rubini) moribondo e per l’occasione va indietro nel tempo rievocando gli anni ’60. Allora lui era un bambino di 8 anni (lo interpreta il piccolo esordiente Guido Giaquinto) e il genitore oltre che capostazione, era un pittore dilettante dotato di talento ma sbeffeggiato dallo scetticismo di un ambiente provinciale che non perdona, e di un Paese retrogrado.
Le frustrazioni del ferroviere si abbattono sulla moglie Franca, insegnante di lettere severa ma dolce e sognatrice (Valeria Golino), e sul figlio, che si costruisce un’idea del padre molto discutibile. Vedendolo sfiorire e soffrire, il figlio inizia a smarcarsi il più possibile subendo la fascinazione dello zio Pinuccio, fratello scapolo della madre, un droghiere concreto, solare e scanzonato che vive in casa con loro.
“Vista attraverso gli occhi del piccolo, l’artefice e la vittima di tutto, la nostra commedia amara – chiarisce Rubini – sembra la storia di un distacco ma diventa quella di una riconciliazione perché verso la fine, nel giorno della sepoltura del padre, Gabriele fa una scoperta che cambierà profondamente il modo in cui ha sempre pensato a lui”.
Il mestiere di genitori, secondo il regista, è tradizionalmente pieno di errori perché a volte i figli se ne costruiscono un’idea che non corrisponde alla realtà: “Riescono a vederli in una prospettiva più autentica solo quando non ci sono più o diventano anziani e il titolo L’uomo nero rappresenta un invito a guardare oltre le apparenze negative, a vedere cosa c’è dietro la paura e l’angoscia”.
Rubini ha riunito sul set per questo film Valeria Golino e Riccardo Scamarcio, per la seconda volta insieme dopo Texas di Fausto Paravidino. “Non ho un approccio morboso verso gli attori: avevo già diretto Riccardo nel mio recente Colpo d’occhio mentre è la prima volta che dirigo Valeria, la mia unica Amica con la A maiuscola nel mondo del cinema, dopo aver recitato con lei in passato in due film. Ho capito che potevano essere credibili come fratelli perché hanno dei colori in comune, a partire da quello degli occhi, ed una ‘grecità’ di fondo: Valeria lo è davvero greca per parte di madre mentre lui potrebbe essere un personaggio mitologico come Achille o Ettore”.
Valeria Golino è a suo agio nei panni di Franca, una professoressa di italiano degli anni ’60 “emancipata rispetto a quell’epoca in Puglia ma anche molto attaccata alle sue radici. Da un lato è una donna pratica, dall’altro racconta i sogni di cui parla con i morti della sua famiglia – racconta l’attrice – A volte è distratta nel rapporto con il figlio dalla feroce gelosia che prova nei confronti del marito, attratto dalle belle donne, come Donna Valeria Giordano, procace moglie romagnola di un notabile locale (Anna Falchi ndr.). Sto recitando in un’atmosfera che ricorda le migliori commedie amare di Germi e Pietrangeli ed il teatro di Eduardo”.
Per Riccardo Scamarcio il suo personaggio, zio Pinuccio mal tollerato in casa dal cognato, “è uno scapolone scanzonato, un po’ vitellone che vive con loro dietro una tenda, in cucina, un uomo solare, sempre disponibile, senza sogni perché vive nel presente e dispensa sentenze maschiliste”.
Quanto ai progetti futuri, la Golino apparirà in un breve ruolo nel nuovo film di Antonio Capuano – “Mi ha voluto bruttissima nei panni di una psicologa del carcere con baffetti e ciglia foltissime” – e girerà in estate Laria di Valerio Jalongo accanto a Vincenzo Amato.
Scamarcio, in attesa divederlo ne La prima linea di Renato De Maria e ne Il grande sogno di Michele Placido, girerà presto a Lecce accanto a Nicole Grimaudo la nuova commedia di Ferzan Ozpetek Mine vaganti. Subito dopo lo attende un prestigioso impegno internazionale a Rio de Janeiro con Alice Braga, Mickey Rourke e Vincent Cassel, la trasposizione del romanzo di Paulo Coelho “Undici minuti” firmata dal regista israeliano Hany Abu-Assad.
L'artista Luca Musk e Franco Bellomo presentano il progetto espositivo dedicato al Maestro del Brivido. Una collezione di illustrazioni d'atmosfera che fanno rivivere i set di Argento e la loro magia
Il documentario d'esordio di Alessandra Stefani ci porta in un viaggio lungo i quattro continenti alla scoperta delle prospettive che ci offrono i più importanti architetti contemporanei per un mondo più sostenibile. In sala con Adler dal 27 al 29 settembre
La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
E' ancora Cattivissimo 3 a guidare il box office per il terzo weekend, con 2.471.040 euro. Al 2° posto, con 1 mln 919mila euro, sfiorando i 6 mln totali, il kolossal di Christopher Nolan Dunkirk