Una grande terra infuocata, depredata delle sue risorse naturali, è il braciere su cui si scaldano i grandi del mondo, Putin e Obama, durante un’insolita nuova era glaciale, simbolo di un pianeta ormai consumato e incendiato dall’ignoranza e dal profitto. Più in là, un enorme giullare burattino dalla doppia personalità si trasforma all’improvviso in un mostro terrificante che cattura l’innocente bambina con cui fino a poco prima danzava: sono due dei carri del carnevale di Viareggio 2015, che denunciano, con straordinaria poesia, i danni del riscaldamento globale e la piaga devastante degli abusi sui minori. Dietro alla costruzione di quei carri allegorici c’è tutto un universo, fatto di arte, tecnica, passione e sfida, che coinvolge non solo le famiglie dei carristi ma l’intera comunità viareggina, esplorato nel documentario scritto e diretto da Jacopo Rondinelli La giostra dei giganti, tra le pre-aperture della Festa di Roma.
Il carnevale di Viareggio è, infatti, uno dei più importanti al mondo per lo splendore dei carri allegorici, ma, rispetto al più famoso carnevale di Rio, può anche vantare un’unicità, l’approccio satirico e non solo estetico degli artefatti, incentrato sul messaggio di denuncia che i carristi, artisti più che costruttori, vogliono trasmettere . “Non appena iniziate le riprese ho scoperto un mondo fatto di personaggi straordinari – racconta il regista Jacopo Rondinelli– che vivono ai margini della società ma che godono di stima e rispetto in tutto il mondo grazie alla loro arte.”
Da dove nasce l’idea di realizzare un documentario sul carnevale di Viareggio?
Un amico che ha lavorato per un periodo all’interno della manifestazione mi ha invitato come giurato nel 2014. All’epoca non sapevo assolutamente cosa fosse il carnevale di Viareggio, ma, appena mi sono reso conto della sua portata, mi sono innamorato della situazione e del contesto, e di tutte quelle persone, i carristi, che di anno in anno si impegnano in quella che è una vera e propria sfida che coinvolge l’intera comunità viareggina, un po’ come avviene per il Palio di Siena.
Ha trovato molto materiale su cui documentarsi?
Tutt’altro. Ho scoperto che esistono molte immagini di repertorio delle sfilate e vari filmati RAI che raccontano la cronaca del Carnevale attraverso gli anni, ma non esistono documentari o filmati che ne raccontano i retroscena, che mostrano tutto il lavoro che c’è dietro alla realizzazione dei carri. Per questo ho deciso di realizzare il film.
A cosa si riferisce il titolo “La giostra dei giganti?”
Fa riferimento sia al gigantismo delle costruzioni che ai carristi che considero veri e propri giganti. Il termine, poi, riporta a un immaginario fiabesco che volevo trasmettere, perché il Carnevale di Viareggio è un mondo surreale, a metà tra Fellini e Tim Burton, di cui volevo rievocare estetica e impatto visivo.
Cosa c’è dietro al lavoro di un carrista e della sua famiglia? Quanto va avanti il processo di costruzione di un carro allegorico?
Sono personaggi straordinari che a volte vivono ai margini della società ma che godono di stima e rispetto in tutto il mondo grazie alla loro arte. Vengono pagati dal comune, anche perché il Carnevale porta un grande introito alla città. Tutti gli anni hanno un budget a disposizione con cui creare le loro opere allegoriche. Il processo di lavorazione, dalla progettazione alla realizzazione, è molto lungo, iniziano sette o otto mesi prima con il bozzetto dell’opera, che viene sottoposto all’approvazione di un commissione. Poi il vero e proprio lavoro di costruzione inizia verso settembre e va avanti fino a febbraio.
Cosa contraddistingue il rituale carnevalesco viareggino dagli altri?
Una delle caratteristiche è proprio quella di affrontare tematiche difficili, come il riscaldamento globale e la pedofilia, e di riuscire a farlo in modo poetico, leggero, evocativo, con allegria. È veramente un’arte di cui i carristi viareggini sono maestri. C’è un grande lavoro di progettazione che ruota intorno all’idea e al messaggio che vogliono trasmettere. Non sono semplici costruttori, sono piuttosto artigiani e veri artisti.
“Il Carnevale è satira, lo svelamento della maschera”, sottolinea nel documentario uno dei carristi, svelando con semplicità l’essenza più peculiare del Carnevale di Viareggio.
C’è chi sostiene che Viareggio se la giochi con Rio in quanto a grandiosità, ma a differenza di tutti gli altri carnevali che sono uno sfoggio di allegria, Viareggio ha una componete fondamentale legata alla satira e agli argomenti di attualità. Rivedendo il materiale di repertorio degli anni del carnevale viareggino si possono ripercorrere i più importanti avvenimenti storici italiani e mondiali degli ultimi anni. Andreotti diceva che se non diventi una caricatura per uno dei carri di Viareggio, allora non hai fatto nulla di storicamente rilevante.
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