“Non ho paura dei paragoni. Rispetto alle altre versioni cinematografiche di Romeo e Giulietta volevo approfondire di più la personalità dei singoli personaggi: volevo che ognuno di loro partecipasse alla vicenda in modo emotivo”. È Carlo Carlei l’intrepido regista che ha scelto di portare, di nuovo, al cinema la tragedia shakespeariana dell’amore impossibile tra i due adolescenti di famiglie rivali, con la complicità di Julian Fellowes, celebre penna di Downton Abbey. Passato oggi fuori concorso al Festival di Roma, è un progetto ambizioso dedicato soprattutto al pubblico teen, che ha messo in campo un cast internazionale e una compagine produttiva inedita composta dalla Swarovski Entertainment (sì, proprio quelli dei brillanti), Amber Entertainment, Echo Lake Entertainment in associazione con Rai Cinema e Indiana Production Company.
Ambientato in epoca rinascimentale (l’originale si svolge nel Medioevo) e girato proprio a Verona e a Mantova, questo Romeo and Juliet si affida alla 17enne Hailee Stainfeld, baby star de Il grinta e del recente Ender’s Game, e a Douglas Booth, visto nel televisivo Grandi speranze e presto sul grande schermo nel Noah di Aronofsky. Accanto ai due giovanissimi eroi romantici si muovono le famiglie Montecchi e Capuleti, nelle cui fila si scorgono i volti di Damian Lewis e Laura Morante, oltre che Paul Giamatti nel ruolo di frate Lorenzo e Stellan Skarsgard in quello del principe di Verona. Con Romeo and Juliet “volevo rendere più moderna la tragedia shakespeariana, soprattutto abbandonandone la rigidità classica e puntando su una recitazione più realistica – osserva il regista, italiano ma con lunga esperienza americana – Volevo mostrare l’essenza della storia d’amore e le differenze tra gli approcci degli adulti, più pragmatici, e i giovani, più idealistici”. Il vero divo della conferenza stampa, però era Damian Lewis, star di Homeland. “È la prima volta che sento parlare di Shakespeare come di una pausa riposante (rispetto alla serie tv, NdR) – ride – In realtà conosco e ammiro il personaggio del capofamiglia Capuleti dagli inizi della mia carriera di attore, da ragazzo, e lo trovo interessantissimo con le sue molteplici sfaccettature. In lui c’è commedia, passione e disperazione, ma tutto ciò che fa, lo fa per amore. Detto questo, ammetto che è più divertente girare a Mantova che non nel Nord Carolina”. Se si ritrova a interpretare spesso ruoli di padri complicati, dice, “è solo una coincidenza, ma mi piacciono i personaggi come questo, che prendono la decisione sbagliata cercando di fare la cosa giusta. In un certo senso Homeland attinge a Shakespeare, ma non solo: anche a Dante e alla tragedia greca”.
E mentre lo sceneggiatore Fellowes ha dovuto superare un primo momento di soggezione di fronte al progetto – “Naturalmente intimorisce adattare al cinema Shakespeare, ma ogni generazione ha riscritto i suoi lavori, è stato sempre fatto, non è una novità” – l’Ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco ha spiegato che “era naturale e doveroso che la Rai entrasse in un film internazionale di un regista italiano, con un cast bellissimo e di altissima qualità”.
"Il preconsuntivo del 2013 - ha dichiarato il presidente Paolo Ferrari - si è chiuso in pareggio, dimostrando una gestione estremamente attenta ai costi e riuscendo contemporaneamente a condurre un’edizione di buon livello"
Gli interventi di Martha Capello, Lidia Ravera, Flavia Barca e Eugenio Patanè
Il ministro: "Siamo disponibili a discutere quelle azioni organiche e coerenti, richieste dal presidente Zingaretti, in grado di garantire il miglior futuro della manifestazione”
Il presidente della Regione Lazio: “Così si rafforzerebbe l'autorevolezza della Fondazione Cinema per Roma. Inoltre maggiore collaborazione con il Festival della Fiction”. La risposta del ministro Bray