Multisale a Roma? Ancora? Oui, merci.
Il colosso francese Pathé si prepara alla conquista della capitale, sulle orme dell’americana Warner Bros. Grazie a un accordo con la catena di grande distribuzione Pam, che prevede la creazione di sale cinematografiche all’interno del circuito dei suoi centri commerciali (molto all’americana, in stile mall).
Dieci schermi, tanto per cominciare, nella zona di Valle Aurelia, dove il presidente della Roma, Franco Sensi, sta nel contempo varando la ristrutturazione (e trasformazione in “multi”) dell’antico Astor.
40 schermi di periferia
Ma l’onda lunga del multiplex non si ferma qui. Nei pochi mesi a venire, a Roma, nell’ambito dei piani di recupero delle periferie, e considerando i progetti già in cantiere a vario titolo, apriranno più di quaranta schermi, tra Tor Bella Monaca e Lucchina, Spinaceto e Casalotti, Acilia, San Basilio e il Laurentino 38.
A contribuire a questo impressionante rilancio dell’esercizio cinematografico, in una città dove negli anni Ottanta le sale si andavano spegnendo a poco a poco come le lucciole pasoliniane, giungono adesso i recentissimi contributi in conto interessi previsti per i vecchi cinema e le nuove attività (multisale comprese) dal decreto Melandri n°390 del 17/10/2000, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n°302 del 29 dicembre 2000.
Per chi voglia beneficiarne, presentando l’apposita richiesta al Dipartimento dello spettacolo, le date di scadenza prevista per le domande di concessione d’aiuto sono, rispettivamente, il prossimo 30 giugno e 30 novembre.
Il cinema sotto casa
E allora? Tutto bene finché si porta il cinema sottocasa a spettatori finora deprivati dello schermo di quartiere. Meno bene, per esercenti e operatori romani, riuniti nell’Anec-Lazio, lì dove, come a Valle Aurelia, si sfiora l’ingorgo e la concorrenza è spietata.
Per il gestore di sala capitolino, il rischio di vedersi ridurre il numero di presenze pro capite è concreto e tangibile, praticamente già una realtà. Considerato che, eccessi natalizi a parte, tutto l’anno gli spettatori restano, percentuale più percentuale meno, quelli che sono.
Al boom dei multiplex in periferia fa poi eco lo stato di sofferenza di alcune monosale del centro storico. Come, per esempio, (in parte) l’Etoile o (soprattutto) il Capranica, bisognoso di un buon restauro.
Inotre, c’è da considerare che lo spettatore 2001 è sempre meno cinefilo “duro e puro”. Sempre più stanco di cercare affannosamente parcheggio, sempre più abituato al confort.
E. concludendo, la produzione cinematografica italiana? “Finto povera” o “povera vera” che sia? Che fine fa con l’invasione degli ultraschermi?
Nuove grane in vista? Ulteriore restringersi del ben noto “collo di bottiglia” della distribuzione?
Ma questa è un’altra storia.
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