Il vento che scompiglia i capelli, il ruggito del motore, l’asfalto bollente che scorre sotto le ruote. E l’adrenalina che si diffonde in tutto il corpo, come una scossa elettrica. Julia non può immaginare la sua vita senza una motocicletta.
Orgogliosa e indipendente, si unisce al mondo dei “rider” urbani, partecipando a corse clandestine di motociclisti. Ma quando un incontro fortuito la porta ad unirsi a una banda di biker, le sfide si intensificano: in una serie di furti e azioni sempre più pericolose, per dimostrare il suo valore, e la ragazza dovrà essere disposta a rischiare tutto.
Incrocio tra Titane e Fast & Furious, Rodeo di Lola Quivoron – che ha fatto ruggire i motori nella sezione Un Certain Regard del 75° Festival di Cannes – è una folle corsa, miscela altamente esplosiva con una protagonista travolgente e impossibile da dimenticare. “Quando accelera, è un vero missile”. “Sono nata con la moto tra le gambe”.
Queste frasi parlano chiaro.
Julia (l’eccezionale Julie Ledru) non si fa facilmente intimidire dalla folla nella sua città vicino a Bordeaux, dove i ragazzi che si aggirano sotto i palazzi trattano le ragazze come oggetti e la sua famiglia non vede l’ora di liberarsi di lei. Lei segue solo la sua ossessione: le moto. Infatti, le ruba, imbrogliando con un sorriso e un’accelerata fulminea i privati che vendono tramite annunci.
Ma il suo sogno illecito è diventare una motociclista ribelle, di quelli che sfidano l’autorità compiendo mille acrobazie in luoghi in cui sarebbe vietato. Inizialmente non ben accolta Julia riesce comunque a farsi accettare nel gruppo dopo una tragedia ma anche grazie a Kaïs (Yannis Lafki).
Dalle quinte, con epicentro in un garage segreto dove i pezzi di ricambio vengono riciclati, Julia si fa strada, ma si guadagna anche nemici in un mondo ricco di pericoli e adrenalina…
Tra una accelerazione e l’altra, con sapiente alternanza di freno e gas, Quivoron porta avanti una trama essenziale in un’atmosfera intensa e al confine con il documentarismo. Un ritratto incisivo di una piccola guerriera delle zone povere, che è al contempo un thriller ambientato ai margini di un mondo criminale, un’immagine cruda del potere del denaro e della bellezza paradossale dei territori e degli individui abbandonati che seguono i valori di un femminismo che sfida i confini del maschilismo. Il tutto è splendidamente confezionato grazie all’abile lavoro del direttore della fotografia Raphaël Vandenbussche.
“Ho avuto l’idea – racconta Quivron in un’intervista a ‘Hammer to Nail’ – perché ho incontrato un gruppo di motociclisti nel 2015 e da allora non ho smesso di esplorare questo argomento. Per 7 anni sono andata sulla strada, osservando come fotografa e col tempo sono diventata membro io stesso della comunità. Ho realizzato Au Loin Baltimore, che ha funzionato come una grande chiave per entrare più a fondo nell’universo. Durante un’estate trascorsa con loro, ho incontrato una ragazza motociclista ed era l’unica che ho visto sulla strada. Era così raro vedere donne in moto da cross. C’erano donne dietro le moto, ma raramente guidavano da sole. Quando ho incontrato questa ragazza, sono rimasta davvero colpita da lei perché guidava la sua moto in modo molto aggressivo e brutale (…) Era molto importante per me seguire ciò che ho osservato all’epoca. Volevo che il film fosse strettamente legato a questo spazio ed energia che ho esplorato per 7 anni. La maggior parte di loro aveva passato la vita in moto ed è così che ho lavorato al casting, scegliendo da veri moticiclisti. Nella vita reale non assomigliano affatto ai loro personaggi, però. Hanno dovuto lavorare molto. Abbiamo fatto molte prove sul linguaggio del corpo e su come tradurre la mitologia del film. Non hanno letto la sceneggiatura. Volevo spiegare loro tutto a parole in modo che potessero comprendere meglio la mitologia. Quando finalmente hanno recitato il loro personaggio davanti alla telecamera, è stato facile per loro ricreare l’energia che avevamo creato. Abbiamo trovato tutto ciò di cui avevamo bisogno prima di girare il film. Amo lavorare con attori non professionisti perché, come regista, anche se non amo il termine “regista”, preferisco il termine “guida”, è un processo in cui imparo molto sulle persone che incontro. C’è molto scambio”.
Il film arriva in sala con I Wonder Pictures dal 6 luglio.
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