TORINO – Firma autografi come una pop star, riceve messaggi dai fan, è riuscito a conquistare anche i neofiti della danza. Roberto Bolle è l’artista che ha reso il balletto un genere popolare, anzi popolarissimo. Giovanissimo Étoile del Teatro alla Scala di Milano e Principal Dancer dell’American Ballet Theatre di New York, Bolle ha conquistato in poco tempo sia i favori della critica che del grande pubblico. Un ballerino dalla personalità carismatica che non esita a dichiarare “L’uomo che sono ora lo devo alla danza, una scuola importante che forgia il carattere. Una continua ricerca di una perfezione che non esiste ma a cui si tende “. Lo racconta Francesca Pedroni, giornalista e critica che si occupa di balletto da oltre venticinque anni, nel suo documentario Roberto Bolle. L’arte della danza. Un film da cui traspare tutta la sua bellezza apollinea ma anche lo sforzo di un corpo scolpito e forzato oltre limiti attraverso un esercizio duro e costante. In quella severa disciplina dispensatrice di armonia ed equilibrio, in cui la fatica si fonde alla leggerezza, in un rapporto con l’arte che può arrivare ad essere quasi totalizzante. “La leggerezza è parte dell’essere ballerino, la danza è un insieme di opposti, da una parte l’armonia e il gesto delicato, dall’altro i grandi salti e i virtuosismi” racconta Roberto Bolle al TFF dove ha accompagnato il film presentato nella sezione Festa mobile. “Sono molto contento di questo film perché arriva a raggiungere un pubblico vasto, a portare la danza fuori dai teatri e renderla sempre meno un’arte chiusa ed elitaria”.
Il documentario è un percorso attraverso le immagini di palcoscenico e il dietro le quinte del tour del 2015 “Francesco Bolle and Friends”, sullo sfondo di tre luoghi simbolo del nostro patrimonio culturale che hanno fatto da palcoscenico: l’Arena di Verona, “in cui si vive l’energia di un concerto pop”, la maestosità delle Terme di Caracalla a Roma e il Teatro Grande di Pompei, che per la prima volta, grazie a Bolle, si è aperto al balletto.
“Me lo ricordo agli inizi al Teatro La Scala, e poi ventenne quando incantò tutti danzando il suo primo Romeo, parte che gli fece conquistare, giovanissimo, il ruolo di primo ballerino del teatro – ricorda la regista Francesca Pedroni. Da giornalista l’ho sempre seguito, ma stare dieci giorni insieme mi ha permesso di conoscerlo diversamente. Si allena anche nei momenti più inimmaginabili, durante le pause degli spettacoli, dopo le prove. Un’eleganza naturale, principesca, una bellezza da manuale d’arte, perfetta per le linee classiche e neoclassiche, che però non gli ha impedito, anzi lo ha spinto a mettersi in gioco anche in ruoli dalla personalità tormentata come Onegin o Don José. E ne è uscito vittorioso”.
Primo lungometraggio di danza prodotto da Classica e da Artedanza srl per il cinema, verrà distribuito nei cinema italiani per tre giorni, dal 21 al 23 novembre, con Nexo Digital.
Tremila spettatori in più per questa edizione, che si aggiungono ai 75mila della precedente edizione e indicano che il Torino Film Festival è una realtà consolidata per tutti gli amanti del cinema
Il premio al miglior film del concorso va all'opera prima cinese The Donor di Qiwu Zang, miglior attrice a Rebecca Hall per Christine di Antonio Campos, miglior attore a Nicolas Duran per Jesus di Fernando Guzzoni. Miglior film per Italiana.doc è Saro di Enrico Maria Artale, Premio Speciale della giuria a Moo Yadi Filippo Ticozzi
"Si chiude un'edizione del Tff di grande qualità e successo di pubblico, con un aumento di copertura dei media anche internazionali che testimonia come il festival, ancora oggi particolare e coerente con le sue origini, sia amato e seguito da chi si occupa di cinema nel mondo". Lo ha detto il direttore del Museo del Cinema di Torino, Alberto Barbera
Il regista di Z L'orgia del potere e di Missing ha ricevuto a Torino il Premio Maria Adriana Prolo alla carriera salutato da un videomessaggio di Riccardo Scamarcio. In questa intervista parla di cinema e di impegno civile, di Fidel Castro e di Donald Trump, dell'Europa e dei rischi che corre ancora oggi la democrazia. E denuncia: "Netflix quando produce pretende il final cut e fa quello che vuole del film"