Rivoluzione digitale: l’Italia farà in tempo?


Con 1.982 schermi digitalizzati su un totale di 3.800 l’Italia è indietro in un processo inevitabile di innovazione: dal 1° gennaio 2014 la pellicola non esisterà più. La Kodak ha depositato i bilanci, la Fuji si ricicla nell’industria cosmetica, l’Agfa ha già chiuso i battenti. In Francia sono 4.989 su 5.500 (91%), in GB 3.368 su 3.824 (86%), in Germania 2.800 su 4.600 (60,8%) in Spagna, la più arretrata dei maggiori paesi europei, la percentuale è al 43%. Sono dati forniti da Mario Mazzetti, vicepresidente dell’Union International des Cinémas, nel corso del convegno All Digital organizzato dall’Anec Lazio al Festival di Roma moderato dal presidente del Sncci Franco Montini. Proprio qui festival, come ha informato Lamberto Mancini, direttore della Fondazione Cinema per Roma, ben il 90% delle proiezioni avviene in digitale.

 

Non così nel panorama generale. Lionello Cerri, presidente Anec, esprime soprattutto la preoccupazione dei piccoli esercenti. “Stiamo vivendo una rivoluzione industriale e tecnologica affrontata molto velocemente che ha portato un aggravio alla sale, specie in una situazione di mercato non positiva, con i costi che si sono moltiplicati in tre anni”. A subirne le conseguenze soprattutto le monosale, già penalizzate dal mercato e dall’invecchiamento del pubblico d’essai. Le difficoltà sono solo alleviate dagli aiuti messi in campo da vari soggetti: il tax credit garantisce il 30% del credito di imposta sui costi di digitalizzazione, un 50-60% a fondo perduto arriva dal credito cinematografico, esistono convenzioni col sistema bancario tramite BNL e Intesa SanPaolo. “I grandi gruppi – prosegue Cerri – hanno impostato rapidamente la trasformazione, non così le piccole aziende che non riescono a generare il recupero rispetto al credito di imposta, mentre il Mibac non ha ancora restituito il contributo in conto capitale per 15 mln euro”. Poi ci sono i contributi regionali e la VPF (virtual print fee), un rimborso sulle proiezioni digitali. Per Cerri la sala deve restare al centro della filiera e del sistema sociale, anche come luogo di aggregazione, riportando i giovani a vedere il cinema sul grande schermo. “Per questo è così importante l’educazione all’immagine. Mentre gli adolescenti vogliono vedere film non in luoghi canonici e solo alcuni tipi di prodotto, come li ha abituati a fare la tv, occorre riportarli a guardare tutto il cinema come accaduto alla mia generazione e a frequentare la sal”.

Interviene Rodrigo Cipriani, presidente di Istituto Luce Cinecittà : “Le evoluzioni tecnologiche comportano sempre momenti di criticità e resistenze, ma generano vantaggi per il futuro. Ci sono costi, che in effetti andrebbero considerati investimenti, e ci sono innumerevoli aspetti positivi”. E, a proposito di contenuti, ricorda come Istituto Luce Cinecittà stia investendo nei new media, tramite accordi con GoogleYoutube che hanno portato i materiali dell’archivio storico a essere visti da 4 mln di persone di cui il 30% dall’estero. “C’è anche un accordo con Apple per iTunes, piattaforma che distribuisce musica, molto usata dai ragazzi, che farà scaricare anche film. Grazie a Luce e Rai sono stati digitalizzati per ora 18 film, con costi ridotti – 500 euro a pellicola – costi che vengono subito riassorbiti dall’utilizzo. Mentre da marzo 2013 avremo un canale con 100 ore di documentari italiani sempre su iTunes“. Infine Cipriani annuncia un’iniziativa sul territorio, l’Aperitivo in Luce, che offrirà ai romani, di domenica mattina, documentari e drink, ma i filmati saranno disponibili anche via satellite in altre 50 sale del resto d’Italia proprio grazie alle tecnologie.

Avverte Paolo Protti, presidente Agis: “I costi gestionali degli impianti digitali sono triplicati rispetto al 35 mm e la vita del proiettore digitale non è certo lunga come quella del proiettore analogico. Anzi, l’avanzamento della tecnologia è così rapido che una macchina del 2009 nel 2011 è già superata”. Eppure la rivoluzione può ridare ossigeno al mercato con la multiprogrammazione e le trasmissioni satellitari di grandi eventi, come il concerto dei Queen o le opere liriche. “Visto che la sala è trainante, bisogna ragionare su un nuovo sistema distributivo da costruire: in questo pirateria e internet sono le due grandi sfide da affrontare”.

Ottimista Richard Borg (presidente Distributori ANICA): “Il digitale è la conseguenza di un’evoluzione tecnologica che tutti stiamo subendo, comprese la produzione e la distribuzione. Ma è anche uno strumento positivo che cambierà il modo di fruire il prodotto. La qualità visiva viene mantenuta, mentre con la pellicola decade, il digitale permette la multiprogrammazione. Ci vuole totale fiducia tra distributore ed esercente, una flessibilità di programmazione, perché un prodotto adatto al serale non funziona al pomeriggio. VPF, contributo dello Stato e delle Regioni sono un importante aiuto, ma non dimentichiamo che siamo industriali e dobbiamo assumerci una quota di rischio”.

Carlo Bernaschi (presidente Anem) riflette sul nuovo modello di gestione della multisala, con il proiezionista come figura in via di estinzione, riciclabile in altre mansioni. Ci sono luci e ombre: “Le spese di manutenzione sono aumentate, ma scompare il trasporto delle copie. E il VPF è un ottimo accordo, che porta un ritorno del 70% per chi ha innovato, chi non l’ha fatto vuol dire che non crede più in questo settore e vuole tirare i remi in barca”.

 

“Anche nel Lazio, regione all’avanguardia per il settore, dopo un iniziale slancio grazie ai contributi pubblici, la digitalizzazione è restata a metà e l’investimento richiesto per completarla richiede circa 14 mln di euro“, secondo Giorgio Ferrero, presidente Anec Lazio. “Per le moltissime monosale della Regione il VPF, che rimborsa 480 euro dopo due settimane di programmazione, è inutile, perché molti film resistono appena una settimana”.

Interviene, a distanza, con un comunicato, l’assessore alla Cultura della Regione Lazio Fabiana Santini: “E’ importante che questo messaggio parta da Roma, una città dove il fenomeno ormai dilagante della chiusura delle sale è emerso in maniera preoccupante e dove è molto forte il rischio che queste finiscano per vedere stravolta la loro destinazione d’uso”. La giunta uscente rivendica il merito di aver portato finalmente interventi strutturali, grazie alla Legge regionale per il cinema e l’audiovisivo approvata lo scorso marzo. “Deve essere un impegno ineludibile per la prossima legislatura”. Dario Viganò, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, ricorda che “i nativi digitali, i bambini da 0 a 12 anni, non hanno più un luogo privilegiato per la fruizione del cinema e non vedono alcuna differenza tra vita online e offline. Per loro la sala non è più centrale e tra poco saranno maggiorenni”. Sull’esercente, secondo Viganò, ricade la responsabilità di ripensare la propria identità e di fare della sala un luogo attrattivo, dove portare le classi scolastiche per fare media education, dove poter scaricare gli e-book gratis, dove mangiare e incontrarsi.

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14 Novembre 2012

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