Risorge il “miracoloso” debutto alla regia di Nino Manfredi

Risorge il “miracoloso” debutto alla regia di Nino Manfredi


VENEZIA – Stasera, 31 agosto 2021, per festeggiare il centenario del grande Nino Manfredi sarà proiettato in pre-apertura alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia il suo primo lungometraggio da regista, Per grazia ricevuta, in una versione magistralmente restaurata dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e Istituto Luce Cinecittà.

Uscito proprio 50 anni fa, il film riscosse un grande successo di critica, ottenendo il premio al miglior esordio al Festival di Cannes del 1971 e due Nastri d’Argento al Miglior Soggetto e alla Miglior Sceneggiatura. Un esperimento registico che, come racconta il figlio di Nino, Luca, rimase un unicum nella carriera del grande attore. “Mio padre ha voluto dirigere questo film – spiega Luca Manfredi – per capire quello che aveva imparato sul cinema. Ma la sua ambizione non era quella di fare il regista”. Il suo secondo e ultimo film, Nudo di donna, infatti, “fu un po’ costretto a farlo – racconta – perché il precedente regista era sotto psicofarmaci, si addormentava sul set e venne licenziato dal produttore”.

Il tema del film è quello della religione, o meglio, del rapporto con Dio. Un rapporto che Nino Manfredi viveva in maniera molto conflittuale fin dall’adolescenza, quando passò tre anni ricoverato al sanatorio Forlanini a causa della tubercolosi. “Da questa esperienza autobiografia nacque l’idea di Per grazia ricevuta – continua Luca Manfredi, che in questo film debuttò come attore a soli 11 anni – Nino era l’unico dei suoi compagni di camerata ad essere ateo e a non andare tutti i giorni in cappella a pregare per la guarigione. Fu l’unico a salvarsi, nonostante due estreme unzioni ricevute. Sua madre attribuì questo fatto a un miracolo, a un’intercessione della Madonna, ma lui no, lui credeva solo di essere stato più fortunato”.

Un film sulla superstizione e sulla fede nei confronti di un Dio che, “se esiste, è un Dio ingiusto”. Infatti, “lo stesso Nino Manfredi – ricorda Alberto Anile, conservatore della Cineteca Nazionale – diceva che questo film parla di un uomo che cerca Dio, ma per dargli un calcio in culo”. Eppure, nonostante ciò, come specifica lo stesso Anile, “il film non subì alcuna censura perché era un film antireligioso e religioso al tempo stesso, a seconda dei punti di vista. In fase di restauro non c’erano scene tagliate e il negativo era sostanzialmente integro”. Questo ha permesso al film di godere di una versione restaurata di qualità altissima, che stasera sarà offerta al pubblico di Venezia, in un omaggio splendido, quanto doveroso.

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31 Agosto 2021

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