Una netta modifica ai criteri di investimento nei prodotti audiovisivi europei, italiani e dei
produttori indipendenti. Lo prevede il parere fornito dal Parlamento al governo allo schema di riforma del TUSMA, il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici in via di modifica. Le commissioni di Camera e Senato, chiamate a redigere il parere, segnalano infatti come “opportuno” un intervento volto a una razionalizzazione e rimodulazione in termini di “maggiore flessibilità e certezza degli adempimenti” posti in capo alle emittenti diverse dal servizio pubblico e alle piattaforme, ma ritengono “allo stesso tempo importante
salvaguardare e implementare la sotto quota da destinare ad opere di espressione originale italiana, anche con riferimento alle opere di animazione”.
L’intervento è stato votato dalla maggioranza e criticato dall’opposizione e dagli addetti ai lavori, a partire dai produttori indipendenti che vengono penalizzati dalle proposte di modifica degli obblighi sulle quote di investimento delle emittenti tv e delle piattaforme. Protestano, oltre alle parti politiche, anche i produttori indipendenti di ANICA e CNC che hanno lanciato l’allarme a ridosso della votazione nelle commissioni, esprimendo “forte preoccupazione”. Protesta anche l’EPC, l’associazione di 190 produttori indipendenti provenienti da 32 paesi europei più il Canada, che mette in guardia: “le modifiche proposte rischiano di mettere a repentaglio l’intero panorama culturale e creativo in tutta Europa”.
In particolare le osservazioni del Parlamento prevedono che le emittenti, diverse dalla tv pubblica, riservino alla produzione o acquisto di opere europee prodotte da produttori indipendenti una quota dei propri introiti netti annui in Italia del 10% rispetto alla precedente previsione che indicava una quota “non inferiore al 12,5%”. Di contro sale invece da “almeno” il 50% al 70% la quota dei predetti investimenti da destinare ad opere italiane. Scende invece all’1,75%, dal precedente 3,5% degli introiti netti, la sotto-quota “italiana” riservata ai produttori indipendenti. Per quanto riguarda invece le piattaforme, e cioè i “media audiovisivi a richiesta”, scende al 16%, dal 20%, la quota di introiti da destinare agli investimenti in opere prodotte dagli indipendenti: la percentuale è inferiore alla previsione iniziale che era stata stabilita al 17% fino al 31 dicembre 2022, al 18% dal 1° gennaio 2023 e, appunto, 20% a partire dal 1° gennaio 2024. Anche per le piattaforme sale invece dal 50% al 70% la quota riservata alle opere di espressione originale italiana. E scende da un quinto a un decimo la sotto-quota per i produttori indipendenti. Inoltre per quanto riguarda le opere audiovisive di espressione originale italiana, si evidenzia di “prevedere specifiche misure per garantire l’investimento e la programmazione con apposite sotto-quote per le opere di animazione”.
“Allineati con il sottosegretario Borgonzoni e il ministro Sangiuliano, abbiamo rafforzato il sostegno alla produzione italiana”, rivendica il presidente della commissione Cultura
della Camera e responsabile cultura di FdI Federico Mollicone, relatore insieme al deputato Amich (Fdi), del parere. In particolare, evidenzia Mollicone, “l’esplicita richiesta delle
sotto quote dell’animazione, fatto qualificante del Parlamento italiano e del governo, è volta a sostenere l’animazione italiana rispetto all’invasione del prodotto estero”.
Posizione ribadita dall’onorevole Mollicone durante la conferenza stampa del concerto Disney Music all’Auditorium Parco della Musica: “L’indirizzo del governo, condiviso con il ministro Sangiuliano e con il sottosegretario Borgonzoni, è la tutela del cinema italiano. Anche nel campo dell’animazione, vogliamo permettere ai nostri creativi di lavorare in Italia”. Mollicone ha inoltre affermato: “Sono allo studio interventi sul tax credit perché c’è stata una polverizzazione del prodotto, fenomeno riconosciuto dagli stessi produttori. E’ bene premiare i film di qualità”.
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