Movimentata conferenza stampa di presentazione del film La Frode (Arbitrage), distribuito da M2 a partire dal 14 marzo, opera prima dello scrittore Nicholas Jarecki e interpretato dalla star internazionale Richard Gere, che ha accompagnato a Roma la pellicola. Motivo dell’agitazione la richiesta ai giornalisti, da parte di distribuzione e ufficio stampa, di firmare un embargo sulla pubblicazione di interviste con l’attore fino al 7 marzo. Non è una pratica insolita, chi lavora nell’ambiente sa che a volte, per motivi di ordine organizzativo, può essere richiesto ai cronisti di ‘andare incontro’ alle esigenze della distribuzione evitando di pubblicare prima di una certa data recensioni di un determinato film, ma in questo caso il ritardo con cui, implicitamente, si richiedeva ai media di dar conto della conferenza di oggi, 19 febbraio – parliamo dunque di oltre due settimane – è parso a tutti decisamente eccessivo e in più, la richiesta non si limitava soltanto alle critiche, come spesso accade, ma comprendeva anche l’impegno a non pubblicare le dichiarazioni che la star avrebbe rilasciato in conferenza.
Chi ha firmato, chi no. Tutti hanno protestato e qualcuno ha anche minacciato di abbandonare la conferenza, sicché l’Ufficio Stampa, Reggi&Spizzichino Communication, resosi conto della gravità del problema, ha ufficialmente dichiarato che l’embargo era annullato e che le dichiarazioni firmate non sarebbero state tenute in considerazione. Ripensamento immediato, però, perché a inizio conferenza, prima che Gere incominciasse a parlare, un rappresentante di M2 ha nuovamente invitato molto caldamente i colleghi a rispettare l’embargo che era stato imposto. Insomma, una gran confusione.
A quel punto è intervenuto il SNGCI – Sindacato Nazionale Critici e Giornalisti Cinematografici nella persona del presidente Laura Delli Colli, che ha dichiarato quel che poi, sostanzialmente, è stato riportato nel comunicato che a breve giro è stato diramato: “Il SNGCI ricorda che il diritto di cronaca non solo è un dovere nei confronti del pubblico ma tanto più ha valore in occasione di un incontro come quello in calendario oggi con una star internazionale e molto popolare oltreché sempre disponibile nei confronti della stampa come Gere. La pratica sempre più indigesta degli embarghi che finiscono per mettere in difficoltà i giornalisti con le loro redazioni è arrivata all’assurdo di una richiesta che avrebbe obbligato i media a dar conto di una conferenza stampa con ben 17 giorni di ritardo! Fatto reso tanto più ridicolo dalla contestualità di un’anteprima romana seguita comunque da fotografi e cronisti televisivi sul red carpet. Inevitabile che anche chi ha firmato abbia deciso nella mobilitazione collettiva di vanificare il proprio impegno. L’episodio di questa mattina ci impone di sollecitare un confronto con gli uffici stampa e attraverso loro, che non sempre sono giornalisti, con le distribuzioni per le quali si impegnano contrattualmente. A loro sollecitiamo un po’ di civile autocritica, pronti a sostenere il loro stesso rifiuto di porsi in simili situazioni di sgradevole contrapposizione, che potrebbero essere evitate se solo si considerasse quanto sarebbe grave se a porre un embargo per protesta fossero i giornalisti”.
Che qualcosa non andasse se ne è accorto, naturalmente, anche lo stesso Gere – per il resto assolutamente affabile, disponibile e cordiale come sempre – che ha commentato scherzosamente: “Che bello essere di nuovo in Italia. Mi piace sentire tutto questo bel ‘casino’ (in italiano, NdR.). Vengo da Amsterdam dove tutti sono fin troppo gentili, cordiali e addirittura timidi. Sono felice di vedervi. E d’altro canto quando ho pensato al mio personaggio, uomo d’affari, ricco, con problemi finanziari, ben vestito, con una bella famiglia e una bella amante, beh, mi sono detto, basta pensare all’Italia, no? Il mondo della finanza, un po’ come quello del cinema, a un certo livello è come un club esclusivo. Una volta che sei dentro non ne esci più, diventi un intoccabile anche se sbagli, un po’ come accade qui da voi”.
Nel film l’attore è un magnate che, dopo aver guadagnato un capitale in maniera poco pulita ed essere sfuggito all’attenzione della polizia per molto tempo, compie l’errore di abbandonare la sua amante (Laetitia Casta) in fin di vita dopo un incidente grave. Questo porta il detective Tim Roth sulle sue tracce e lo mette in serie difficoltà con sua figlia (Brit Marling), anche sua socia, e sua moglie (Susan Sarandon).
“Ho subito pensato a Ted Kennedy – commenta Gere – ricordate Mary Joe Kopechne, abbandonata ad affogare dal senatore mentre lui si salvava nuotando? Solo due giorni dopo lui si presentò ai media, adducendo spiegazioni assurde dell’accaduto. Il senso è che anche le persone buone a volte fanno cose orribili, o assurde. Il mio personaggio non è un assassino sociopatico, è un uomo che ha fatto errori, ma sono errori banali, chiunque avrebbe potuto farli. Anch’io a volte ho mentito, o sono sceso a compromessi, tutti noi l’abbiamo fatto. Interpretarlo è come mettersi davanti a uno specchio”.
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