Riabilitazione dall’amor tossico in ‘Mon Roi’ di Maïwenn

In sala dal 3 dicembre il quarto film di Maïwenn, Mon roi, una storia d'amore "tossico” con Emmanuelle Bercot, premiata a Cannes per l'interpretazione


CANNES – Due dei protagonisti dei primi giorni di Festival  – Vincent Cassel che era ne Il racconto dei racconti ed Emmanuelle Bercot che ha aperto con il suo film da regista, La tete haute –  tornano oggi, in concorso, come poderosi interpreti del quarto film di Maïwenn, Mon roi, una storia d’”amore tossico” che mette in particolare risalto le doti d’attore brillante di Cassel, soprattutto nella prima parte dove il suo personaggio è solare e sostanzialmente diventa modello di ‘uomo ideale’ – bello, apparentemente ricco, spigliato e sincero – per la “normalissima” avvocatessa (Bercot) che si innamora di lui, ricambiata. I due si sposano, hanno un figlio, ma nel frattempo le cose cambiano e il rapporto mostra i suoi lati oscuri. Eppure lei non riesce a distaccarsi dall’uomo che ha scelto per la sua vita, o forse, che la vita ha scelto per lei. Bizzarro artificio narrativo è quello di inframezzare questa complicata storia d’amore con dei flash-forward (salti avanti nel tempo) che vedono il personaggio di Bercot rinchiuso in clinica per la riabilitazione dopo un grave infortunio al ginocchio. Per tutto il film le due storie viaggiano su binari totalmente separati, tanto che non sembrano nemmeno riguardare lo stesso complesso narrativo, come se si trattasse di un film a episodi. Solo alla fine si ricongiungono, in maniera però non particolarmente incisiva. “La storia d’amore l’avevo scritta già parecchi anni fa – ha detto la regista – mentre quella della riabilitazione me l’ha fatta venire in mento il racconto di un amico che ha vissuto un incidente simile. Il dover stare in clinica per riprendersi lo ha costretto a mettersi in contatto con una nuova realtà, nuovi amici, persone diverse da lui culturalmente, anche parecchio più giovani, che probabilmente altrimenti non avrebbe mai frequentato. Siccome ci vuole tanto per fare un film, mentre aspettavo che alcune cose si sbloccassero mi sono detta, beh, perché non farne due?”.

Riguardo alla (notevole) prova di Cassel, l’attore dice: “Sì, ho improvvisato, però bene o male tutti gli attori lo fanno. Fondamentalmente alla stessa Maïwenn non piaceva quello che aveva scritto in sceneggiatura, così abbiamo iniziato a parlarne e a  lavorarci su, in particolar modo sul finale. Di base dovevo fare il cretino. Ma in generale per come lavora lei l’approccio è molto fisico. Durante le riprese lei ti parla ‘no, che fai, vai avanti, torna indietro, eccetera…’, quindi sì, direi che c’è molta fisicità e improvvisazione nel personaggio”. “Inizialmente – spiega invece Bercot – ho chiesto del tempo e ho esitato, perché temevo che non sarei stata capace di reggere un personaggio così complesso. Avevo paura, lo ammetto. La parte più impegnativa e stimolante è stata però proprio quella relativa alla riabilitazione, che mi ha permesso di usare il corpo, cosa che nei film francesi non capita spessissimo. Cercavo sempre di crearmi un dolore reale piuttosto che simulato”.

“Ma giuro che non l’abbiamo picchiata – scherza la regista – Non credo sinceramente che l’intossicazione amorosa, l’”addiction”, sia una caratteristica solo femminile. Uomini e donne provano gli stessi sentimenti, solo che li esprimono diversamente e hanno un modo diverso di battersi per la coppia. Mi sono concentrata sugli attori e sulla storia dei due personaggi, in una dimensione molto intima, non volevo che altri elementi come il lavoro e gli amici distraessero lo spettatore. Volevo che lo spettatore venisse a scoprire le cose esattamente come le scopre la protagonista. Lei continua a incassare finché non esplode e riesce a focalizzare qual è la sua situazione”. E questo avviene in una scena specifica, durante un pic-nic: “Maïwenn ha usato un trucco – racconta ancora Bercot – mi ha lasciato tranquilla tutta la giornata e poi solo a fine lavori mi ha detto: “preparati che facciamo quella scena”, che era molto complicata. Mi sono sentita estremamente sotto pressione, e ho capito che dovevo lasciarmi andare. Ho usato la pressione per la performance”. Nel cast, tra gli altri, anche Louis Garrel.

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17 Maggio 2015

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