Requiem, l’esorcismo che uccide


Quest’anno la rappresentanza tedesca a Berlino è fortissima. La critica ha apprezzato molto Der freie Wille di Matthias Glasner, la storia di uno stupratore che esce dal carcere psichiatrico dopo nove anni di reclusione, ma è soprattutto Requiem di Hans-Christian Schmid che potrebbe fare bella figura nella serata di domani, quando alle 19,30 saranno svelati i vincitori degli Orsi d’oro e d’argento. Magari con un premio alla ventottenne Sandra Hüller, al suo primo vero lungometraggio.
La possessione è un tema che il cinema ha spesso trattato, anche con il recente The Exorcism of Emily Rose, ma Schmid, già autore di Crazy e Distant Light, ha scelto un percorso intimista che lascia sotto traccia l’angoscia facendola crescere a dismisura. I demoni della protagonista non si manifestano mai, non diventano mai fenomeni: ma forse è proprio questo a renderli così spaventosi, perché avulsi da spiegazioni psicologiche o peggio paranormali.

 

Ispirato a una storia vera, per quanto incredibile, Requiem riporta il caso di una ragazza di 21 anni, cresciuta in una famiglia ultracattolica della Germania meridionale. Da tempo affetta da crisi epilettiche tenute a bada con i farmaci, Michaela decide di trasferirsi a Tubinga per studiare pedagogia nonostante le resistenze della madre, una donna fredda e ansiosa che sembra non sostenerla in nulla. Ma la scoperta dell’autonomia, la nascita dell’amicizia con una coetanea e l’incontro con il primo amore, insomma i primi momenti di autodeterminazione, si scontrano con il senso del dovere che la porta a vivere lo studio come un’ossessione, mentre la sua femminilità le suscita tremendi sensi di colpa. Michaela – attratta dal suo nuovo mondo – comincia a sentire le voci, non riesce più a pregare o semplicemente a tenere in mano un rosario, vive con sempre maggior insofferenza le imposizioni materne. Ma è l’incontro con un giovane prete a convincerla definitivamente di essere posseduta. Morirà di consunzione dopo molti tentativi di esorcismo. “L’idea del film – racconta il quarantenne regista – nasce da un pellegrinaggio a Klingenberg, dove viene venerata come martire una studentessa morta di denutrizione nel 1976 in seguito a un lungo esorcismo a cui si era sottoposta volontariamente e con il consenso dell’intera famiglia”.

autore
17 Febbraio 2006

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