Muccino-Moretti, nemici-amici all’ombra della quasi inespugnabile – ci riesce Domenico Procacci, produttore appassionato di free climbing – roccia di Tavolara. È stato anche questo la sedicesima edizione dei Ciak d’oro: un incontro pacificatore tra i due “rivali” – reali o virtuali, chissà – di questa bella stagione del cinema italiano. Nanni, arrivato all’ultimo momento in Sardegna e ripartito la mattina dopo, ha fatto in tempo a incontrare Gabriele al cocktail che precedeva la premiazione: sorrisi, abbracci, complimenti al piccolo Muccino, Silvio detto Ticky Ticky, tre anni e occhietti sornioni, spesso in braccio al papà, oppure insieme ai nonni. Pietro non c’era, ma il senso paterno dei cineasti ha prevalso comunque, suscitando una riflessione: sia La stanza del figlio che L’ultimo bacio, tutto sommato, parlano anche di ruoli genitoriali anche se le generazioni e le sensibilità sono molto diverse. Chissà.
Nessuna dichiarazione ufficiale, ovviamente. Ma la curiosità morbosamente alimentata dalle redazioni e gli scatti dei fotografi sono lì a documentare un “incontro al vertice” che ha chiuso ufficialmente l’incidente del Sacher-mancato all’Ultimo bacio. Muccino e Moretti sono amici: o giù di lì.
Moretti, più che mai laconico, addirittura accusato di freddezza dalla stampa locale, ha stretto la mano anche all’ex sindaco di Milano Formentini, ha chiacchierato con Serra Yilmaz, l’attrice turca dai capelli blu che Ferzan Ozpetek – in questo momento al festival di Gerusalemme con Le fate ignoranti – ha mandato a Tavolara a rappresentare il film; ha sorriso un po’ imbarazzato alle gag del Gatto & la Volpe, Burruano-Sperandeo, che si sono divisi il premio dell’interpretazione e anche la Palma dei più “spiritosi” e logorroici, sul palco e fuori. Hanno persino annunciato di volersi sposare… tra loro, dopo aver discusso se Ciak e Sacher siano “i” o “le”. Di notte Tony è finito all’ospedale per una caduta banale: qualche graffio al braccio che si era fratturato poco tempo fa e molta ansia per il “cattivo” dei Cento passi e per gli organizzatori.
Assenti Laura Morante (a San Francisco) e Stefano Accorsi (a Parigi). Assente anche Nicola Piovani, che ha affidato alla “luminosa presenza” di Jasmine Trinca una letterina di ringraziamenti affettuosa e partecipe. Mentre Moretti, chiamato in scena due volte da Piera Detassis – già, i quasi 5.000 lettori che hanno risposto al referendum della rivista l’hanno premiato due volte – ha ringraziato ed ha ammirato lo scenario irripetibile del cineclub all’aperto di Tavolara: “anche Angelo Barbagallo ed io abbiamo un’arena ma non compete con questo luogo meraviglioso”. Quindi si è detto nobilmente dispiaciuto per l’impossibilità di concorrere del Mestiere delle armi. La gente lo guardava ammirata e chiedeva autografi, quattro palestrati in abbigliamento all black gli facevano da angeli custodi non richiesti e, francamente, ridicoli in quelle circostanze.
Ovvero l’incanto di una manifestazione come “Una notte in Italia”, che da dieci anni porta almeno cinque-seicento persone ogni sera, di tutte le età e di varia estrazione, dalla costa lussuosa che confina con la Smeralda e dove i bar sono gestiti da lombardi o romagnoli, su un’isola tutta sarda, selvaggia e semidisabitata – neanche un albergo, elettricità improvvisata coi gruppi elettrogeni, una base Nato misteriosa circondata da una rete – sfidando il mare battuto dal maestrale per vedere non l’ultimo blockbuster ma i film italiani della stagione appena trascorsa. Si fa anche un’ora di fila per salire in barca, poi si resta fino alle due avvolti nelle coperte e nelle cerate per combattere l’umidità e il gelo: e se qualche sponsor glamour come Bmw per la simpatica e rediviva Mini Cooper rende le cose più voluttuose agli ospiti, chi torna lo fa per il piacere della traversata notturna sotto le stelle … molti se ne innamorano: Fossati ha regalato la canzone omonima come sigla. Ma anche Alessandro Baricco, ospite una volta, viene ora in vacanza fissa durante il festivalino ed è stato disponibile anche a una lezione sulla superiorità della letteratura rispetto al cinema, che ha prolungato la serata di ieri.
La bella avventura che speriamo continui e non si snaturi, è diretta da Piera Detassis da quando ancora non dirigeva Ciak, ha l’apporto comunicativo di Patrizia Waechter, è organizzata da cinefili del luogo che si raccolgono nell’associazione Argonauti (Marco e Augusto Navone, Sante Maurizi, Franco Ferrandu). A loro si aggiunge Antonello Grimaldi, sardo doc, regista di cinema e fiction, autore con Un delitto impossibile di un giallo tra Simenon e Mannuzzu ambientato proprio da queste parti, tra Sassari e Bosa. Così, la serata di chiusura è stata tutta per lui: comprese le musiche live di Pino Marras, che per questa canzone è stato nominato ai Nastri.
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