Rebecca Zlotowski e la Fukushima dei sentimenti

Grand Central di Rebecca Zlotowski chiude France Odeon, con una storia d’amore catastrofica ambientata nel mondo delle centrali nucleari


FIRENZE – In una centrale nucleare gli operai, reclutati tra giovani precari con poche speranze per il futuro, lavorano costantemente sotto pressione, consapevoli della delicatezza del loro lavoro ma probabilmente non pienamente coscienti del rischio di un’eventuale contaminazione. Grand central di Rebecca Zlotowski chiude la quinta edizione di France Odeon, il festival di cinema francese di cui CinecittàNews è Internet Media Partner. A presentare la pellicola, insieme alla regista, il protagonista maschile Tahar Rahim, visto qui a Firenze anche in Le passé di Asghar Farhadi, al centro di una storia d’amore con l’affascinante Lea Seydoux, già nel precedente film dell’autrice, Belle Epine, oltre che ne La vie d’Adèle, la scandalosa Palma d’oro in sala questi giorni con Lucky Red.

Belle  Epine era stato presentato nel 2010 proprio qui a France Odeon – ricorda la regista – per cui questo è un felice ritorno in una comunità cinefila, un luogo di cultura e arte in cui mi sento a mio agio. Per la prima volta, parlando con voi, mi viene il termine ‘schiavi del nucleare’. Si tratta in effetti di uno stato di servitù nei confronti di questa industria di cui non sapevo nulla. Inizialmente pensavo di ambientare la trama in un paese in stato di guerra, poi parlando con la sceneggiatrice ci è venuta l’idea della centrale nucleare. Tutto questo avveniva prima di Fukushima. E’ un argomento di cui il cinema ha sempre parlato poco, o a livello periferico oppure nei grandi kolossal catastrofici, che non erano certamente il mio obiettivo. Per me è una metafora dell’amore. La storia di queste persone che riescono ad affrontare tutti questi pericoli per uno stipendio da fame. Aggiungo così all’amore una dimensione catastrofica, che rende la vicenda più intrigante ed eccitante. Per i miei personaggi l’amore non può avere una dimensione tranquilla. Ormai sono indissolubilmente legata a Lea Seydoux ma l’ho scritturata solo quando sono stata sicura che il protagonista maschile sarebbe stato Tahar. Ci tenevo a loro come coppia. Ho cercato di renderla più piena, più terrena e meno effimera di come appare di solito. Credo che i personaggi al cinema vadano erotizzati. Certo già di loro sono belli, ma bisogna valorizzarli per il pubblico. E’ anche per questo che si fa cinema”.

Inevitabile una domanda sulle polemica tra Seydoux e Abdellatif Kechiche, secondo cui l’attrice sarebbe stata ‘forzata’ nella lavorazione delle scene di sesso de La vie d’Adèle: “Se fossimo in Francia – dice Zlotowski – probabilmente risponderei in maniera diversa. Io rispetto ogni metodo, purché alla fine venga fuori un bel film. Ma personalmente, non mi piacciono le guerre sul set, mi piace l’armonia. Quel che posso dire è che un regista ha un forte potere sui suoi attori e può facilmente forzare la mano, in particolare un regista uomo su un’attrice donna”.

“Il mio personaggio – commenta l’interprete che ricordiamo anche per Il profeta di Audiard – è allegro già per il solo fatto di aver trovato un lavoro, ma soprattutto perché con questo ha trovato un gruppo di amici, e anche l’amore. Non so se definirlo innocente. Certo è un po’ incosciente. Ma è normale: ci vuole incoscienza per vivere pienamente un rapporto di passione e d’amore. Non è necessario essere in pericolo per essere innamorati ma è necessario avere coscienza del pericolo, e del rischio della perdita”.  

“Non conosco la posizione dell’Italia sul nucleare – conclude Zlotowski – ma in Francia è una cosa abbastanza comune: l’85 o 90 per cento della nostra energia proviene da fonti nucleari. Io stessa non avevo una posizione a riguardo prima di iniziare il film. Mi interessava il legame con il mondo del lavoro, con la comunità. Devo dire che la pellicola ha interessato i cinefili più che i militanti, perché nel frattempo c’è stata Fukushima e dunque il tema del nucleare è tornato in auge senza l’ausilio del mio film. Abbiamo lavorato a contatto con dei tecnici e visitato anche delle centrali in Francia dove però non potevamo girare, per ragioni di sicurezza. Il che è rassicurante per i cittadini. Abbiamo girato in Austria dove c’era una centrale che era rimasta inutilizzata a causa di un referendum che ha abolito appunto l’uso del nucleare”.

autore
03 Novembre 2013

France Odeon 2013

France Odeon 2013

A France Odeon la ‘comédie de la radio’

La maison de la radio di Nicolas Philibert ad aprire la giornata conclusiva di France Odeon, dedicato all’emittente più importante d’Oltralpe, Radio France. Al film è abbinato un dibattito in cui interviene, tra gli altri, il direttore di Radio Rai Bruno Socillo. “Ma non è un film sulla radio – dice l’autore – è un pretesto. Si tratta di un film sulla commedia umana, sulle voci, sui visti, sugli sguardi, sui suoni”. Per una triste coincidenza, la proiezione si lega a un fatto di cronaca nera: l'uccisione in Mali di due giornalisti di Radio France, la cui notizia è arrivata questa notte

France Odeon 2013

Pippo Delbono: amore disabile

E’ Pippo Delbono, interprete dello struggente Henri di Yolande Moreau, il protagonista della terza giornata di France Odeon, festival fiorentino di cinema francese di cui CinecittàNews è Internet Media Partner. Nella pellicola, Delbono si innamora di una ragazza disabile (la straordinariamente espressiva Miss Ming già vista in Mammuth con Dépardieu). "Ma per me - dice l'attore e regista - non è un film sull'handicap. Parla di libertà"

France Odeon 2013

La Francia da Firenze all’Iran

Il secondo giorno di France Odeon apre con Marius, primo capitolo di una trilogia orchestrata dall’attore e regista Daniel Auteuil, di cui vedremo il seguito, Fanny, nel corso della giornata di domenica. Si prosegua con la splendida Catherine Deneuve di Elle s’en va, in fuga dalla routine, e con Le passé dell’iraniano Asghar Farhadi, prodotto in Francia e prova dell’elasticità del suo sistema cinema, in grado di integrare organicamente autori stranieri senza snaturarli

France Odeon 2013

France Odeon: apertura col sindaco e l’essenza del talento

Inaugura la 5° edizione di France Odeon, il festival di cinema francese di cui CinecittàNews Internet Media Partner. A dare il benvenuto sono il presidente del festival Riccardo Zucconi e il direttore Francesco Martinotti, affiancati dal sindaco di Firenze Matteo Renzi. Ospite della serata l’attrice Marine Vacth, protagonista del film Jeune et Jolie di François Ozon, a cui viene consegnato il premio Essenza del talento offerto da Salvatore Ferragamo


Ultimi aggiornamenti