Raul


Sibilante, cupa, con un’acconciatura di capelli rosso fuoco, Laura Betti fa l’usuraia dall’appartamento straripante di lampadari, pellicce e gioielli dati in pegno da decine di poveracci nella sua ultima performance d’attrice. Siamo dalle parti dell’immortale Dostoevskij, perché Raul è ispirato proprio alle pagine di Delitto e castigo. Ma gli sceneggiatori Suso Cecchi e Masolino D’Amico hanno trasferito la vicenda dalla Pietroburgo del 1865 alla Roma del ’38, proprio nella Giornata particolare della visita di Hitler a Mussolini. Così da mettere a confronto le idee superomistiche e deliranti del protagonista Raskolnikov e la lucida intelligenza induttiva del giudice istruttore Porfirj Petrovic con l’Italietta fascista e le sue aspirazioni di decoro piccolo borghese.

Progetto maledetto, Raul. Che esce il 15 aprile con la Warner dopo aver mancato l’appuntamento con la Mostra di Venezia. Si pensi che il copione fu scritto nel lontano 1972 per l’esordio, mai compiuto, di Luigi Bazzoni, ed è stato ripreso ora dal nipote di Mauro Bolognini, Andrea. Figli d’arte anche l’autore delle musiche Andrea Morricone e l’autore della fotografia Daniele Nannuzzi.V. Placido

Finanziato dal fondo di garanzia, il film è prodotto da Manolo Bolognini e Ferdinando Pinto e conta su un cast di qualità: dall’usuraia Laura Betti all’investigatore Giancarlo Giannini; dall’omicida Stefano Dionisi a Violante Placido, la prostituta incolpevole di cui lui s’innamora e che innesca il processo di redenzione; dal viscido avvocato Ernesto Mahieux all’antifascista Alessandro Haber. Andrea Bolognini insiste sull’attualità della vicenda: “Oggi, col terrorismo internazionale, le guerre di religione e la democrazia esportata con le bombe, si torna a mettere in dubbio il senso morale della Storia. Così Raul, pur essendo antifascista e avendo rifiutato la tessera del partito, si pone come un novello Napoleone che ha diritto di uccidere… ma non ha fatto i conti con il senso di colpa che in lui inevitabilmente scatta”.  

Prende le distanze, Stefano Dionisi, dal personaggio: “Uccidere non è mai una risposta. Non ci sono guerre o ideologie che tengano”, dice l’attore sul set di Antonio Vivaldi di Guillermou. Mentre Giancarlo Giannini, impegnato in un film di Vicente Aranda nel ruolo dell’imperatore di Costantinopoli aggiunge: “Il giudice Porfirio è un personaggio che definirei metafisico, scritto da Dostoevskij con grande maestria. Quando inizi il romanzo lo devi finire e così è stato per il film, che ho amato perché molto rigoroso”.

autore
12 Aprile 2005

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