Rapporto APA 2024: l’audiovisivo italiano vale due miliardi

Con oltre 2 miliardi il valore della produzione audiovisiva in Italia è quasi raddoppiato rispetto al 2017. È quanto emerge dal sesto Rapporto sulla produzione presentato dalla presidente APA e Cinecittà Chiara Sbarigia

Chiara Sbarigia

Con oltre 2 miliardi il valore della produzione audiovisiva è quasi raddoppiato rispetto al 2017. È quanto emerge dal sesto Rapporto sulla produzione audiovisiva nazionale dell’Associazione Produttori Audiovisivi, presentato al Cinema Barberini nel corso del MIA dalla presidente dell’Apa, Chiara Sbarigia, anche presidente di Cinecittà.

Crescono rispetto al 2022 i volumi della produzione per i tre canali primari di destinazione: la televisione rimane il più importante, anche grazie ai titoli di intrattenimento e altri generi unscripted, le produzioni destinate alla sala cinematografica sono aumentate del 21%; quelle per le piattaforme Video on Demand del 16% e per la Tv dell’8%. In crescita anche l’occupazione nel settore – che impiega complessivamente 120mila persone – con un incremento del 3,5% nell’ultimo anno.

Tra gli aspetti sottolineati da Chiara Sbarigia il boom di contenuti Kids e Early Teens. E non manca una battuta sul tax credit: “Come APA siamo rimasti in silenzio, lavorando per la riforma, che era necessaria. E’ appena uscita la prima parte del tax credit che riguarda il cinema, mentre nelle prossime ore avremo il tax credit per l’audiovisivo. Abbiamo cercato di lavorare per tutti: piccole, medie e grandi imprese”.

“Nel 2024 il mercato audiovisivo italiano è entrato in una nuova fase di sviluppo – afferma Chiara Sbarigia – La crescita della domanda di contenuti e il tax credit sono stati gli elementi trainanti del rafforzamento del comparto registrato negli ultimi anni, che oggi sta vivendo una nuova fase di grande cambiamento. Una maggiore attenzione alla qualità dei prodotti e alla produzione di contenuti fruibili oltre i confini nazionali sono le prerogative necessarie per valorizzare la grande storia del mercato audiovisivo italiano e per incrementare la competitività della nostra industria”. Altro aspetto da sottolineare, anche comparativamente con altri paesi europei e UK, è la lentezza degli iter amministrativi. Quattro requisiti sono necessari alle imprese: la certezza, la rapidità, la semplicità e l’efficacia.

Tra i generi maggiormente prodotti in Italia, la serialità è ancora oggi il formato dominante, seguita dal genere Teen e Crime. Tra i nuovi generi che stanno conquistando l’interesse dei produttori e del pubblico troviamo il Period, il Biopic e il Romance. Netflix e Paramount+ sono le piattaforme OTT maggiormente in crescita per titoli e ore di contenuto prodotto.

A margine della conferenza stampa è intervenuto anche il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni: “Le affinità tra me e il ministro Giuli sono tante, una di queste è quella del cinema. Mi ha lasciato le deleghe perché condivide totalmente il mio pensiero e la linea che ho portato avanti – ha aggiunto – Non a caso ieri sono usciti anche i decreti dirigenziali fatti da Borrelli e continueremo su questa linea. Lavoreremo perché non ci siano tagli e lavoreremo, se si riuscirà, ma questo non dipende da noi, su un tax credit che diventi strutturalmente infinito per quanto riguarda l’attrazione di capitale straniero”.

Alla presentazione del Rapporto sono intervenuti quindi alcuni dei più importanti manager dell’audiovisivo in Italia: Maria Pia Ammirati (direttore Rai Fiction, Rai), Eleonora Andreatta (vice presidente per i contenuti italiani, Netflix), Alessandro Araimo (Executive Vice President – Managing Director Italy&Iberia, Warner Bros. Discovery) e Daniele Cesarano (direttore Fiction, RTI – Mediaset).

Alessandro Araimo ha dichiarato: “Il nostro mercato è diverso dagli altri mercati mondiali, la resilienza del mercato lineare in Italia è un unicum rispetto al resto del mondo. La crescita delle piattaforme continuerà e si affiancherà in modo organico al mercato della televisione lineare. Nel prossimo futuro ci sarà focus sulla qualità e sul value for money”.

Tinni Andreatta sottolinea il valore dell’investimento di Netflix che non arretra. “Continuiamo a credere nei contenuti italiani e investiamo sul paese e sulla comunità creativa. Netflix è un grande finanziatore di questo sistema, non guarda solo al presente ma anche al futuro con strategia visionaria. Abbiamo oltre 270 mln di abbonati che hanno gusti e bisogni diversi, puntiamo su prodotto locale ma anche su elementi universali che attraggano un pubblico più ampio. Investiamo su film, documentari, reality e su Adult Animation alla ricerca di storie contemporanee e urgenti come i recenti Tutto chiede salvezza o Inganno“.

Maria Pia Ammirati è ottimista: “La televisione non è morta e la serialità non si ferma, nonostante certi allarmismi. I dati sono molto positivi, direi che segnalano una cavalcata. Produciamo di più e in maniera qualitativa alta. Abbiamo capacità di ricerca sul mercato, capacità di adattare, in arrivo ci sono Sandokan e Il Conte di Montecristo, perché guardiamo al romanzo storico oltre a quello contemporaneo. Il digitale ci aiuta a recuperare ascolti, con la smart tv e i device”.

Infine Daniele Cesarano difende una linea di stabilità e cautela: “Abbiamo cercato stabilità per il pubblico e per l’industria. Gli OTT hanno fatto cose incredibili ma hanno anche fatto aumentare i costi, quindi rimanere stabili non è stato semplice. Ora la bolla è esplosa e la situazione è di fermo. Mediaset è resiliente. È cambiato il paradigma, un tempo parlavamo di tv generalista, oggi la chiamiamo tv lineare. E’ finito il coviewing familiare e oggi il generalismo paga meno rispetto al passato”.

 

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