Il 2012 è un anno contraddittorio per il cinema italiano che mette a segno il record assoluto per la produzione di film, ma segna il passo in tanti altri settori, dai risultati aziendali ai fondi investiti dalle Film Commission regionali. Il dato emerge dal Rapporto 2012. Il Mercato e l’Industria del Cinema in Italia curato dall’Area Studi della Fondazione Ente dello Spettacolo e presentato oggi alla Università Luiss “Guido Carli” di Roma.
Record assoluto di produzioni con 166 film realizzati in Italia rispetto ai 155 del 2011; calo del box office, nel 2012 gli incassi nelle sale cinematografiche sono diminuiti di un altro 7,95% dopo il calo del 17,1% registrato nel 2011; ammontano a 44,5 milioni i fondi investiti dalle Film Commission regionali; il 41,1% delle aziende del settore ha registrato un calo sia dei ricavi che dell’utile; infine dal 2008 al 2012 dimezzati gli investimenti dei network tv sulle fiction.
Per il presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo Dario Edoardo Viganò il Rapporto evidenzia che “la crisi economica non risparmia nemmeno il cinema, bisogna tuttavia combattere lo spettro di nuovi tagli agli aiuti statali, continuando a sostenere in particolare le opere prime e la digitalizzazione delle sale». Viganò sottolinea poi una «contrazione del consumo di cinema in sala e, di contro, un aumento dei network televisivi e delle altre piattaforme di fruizione”.
Tra gli interventi Redento Mori, giornalista e curatore scientifico del Rapporto, che individua prospettive per il futuro: la produzione eccessiva rispetto alla domanda ha come conseguenze la segmentazione del mercato e un abbassamento dei prezzi; il cinema soffre dunque per una contrazione generale dei consumi, ma dimostra comunque una sua stabilità interna, rimangono da risolvere i nodi del tax credit, della digitalizzazione e delle quote tv.
Lionello Cerri, presidente Anec, il ritardo nella digitalizzazione di un 40% delle sale è da riferirsi in particolare ai monoschermi; fenomeno per il quale Anec sta studiando una proposta. “Bisogna valorizzare il ruolo della sala come aggregatore sociale e urbanistico e come spazio di crescita culturale per il pubblico” conclude Cerri.
Per Paolo Del Brocco, AD di Rai Cinema, “il cinema è una grande opportunità in termini industriali e culturali, tuttavia soffriamo la mancanza di un progetto politico e culturale complessivo, come avviene in altri paesi tra cui la Francia, che affronti temi quali la certezza delle forme di finanziamento pubblico e il copyright, la formazione nelle scuole specializzate (non basta il CSC) e la necessità di rieducare il pubblico a un proposta di alto livello”.
Nicola Borrelli, DG Cinema-MiBAC, interviene sulla necessità di vedere il cinema come soggetto fondamentale per la trasmissione di un’identità culturale. In questo processo c’è bisogno di individuare il ruolo dell’audiovisivo e analizzare se i meccanismi di mercato sono adeguati.
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