Dalla IIF dei Lucisano, che ormai sta diventando sempre più simile a una ‘factory’ di talenti, arriva una nuova commedia, Buongiorno papà , diretta e interpretata – in un ruolo da co-protagonista – da Edoardo Leo. Protagonista è invece Raoul Bova, nei panni di un quarantenne sciupafemmine che scopre inaspettatamente di avere una figlia di 16 anni (Rosabell Laurenti Sellers). Si tratta di una delle prove più mature del bell’attore romano, anche lui papà di due adolescenti: “Ma nel film non ho messo granché della mia esperienza di padre – dice – anche perché io i miei figli li ho cresciuto, mentre Andrea, il mio personaggio, si ritrova la sua già sedicenne ed è costretto lui stesso a crescere insieme a lei. Fanno un percorso insieme. Lui mostra la sua fragilità, dichiarando di non essere capace di fare il padre, chiedendo aiuto proprio a lei, che dal canto suo si rende conto di non essere capace di fare la figlia. Se c’è qualcosa di mio nel personaggio è proprio l’approccio umano che ha nei confronti del rapporto con sua figlia. Non ci si deve mostrare insicuri per forza, ci mancherebbe, ma i tempi sono cambiati. Quando ero ragazzo io era difficile pensare di confidarsi con un genitore, oggi mostrare di essere sempre sicuri e forti, troppo duri, rischia di creare assenza di dialogo. E’ giusto mostrarsi anche teneri, coi figli”.
Accanto a lui, Marco Giallini interpreta un ‘nonno’ molto rock, in fissa con la psichedelia e gli anni ’70, protagonista di divertenti siparietti come quello in cui pretende di intrattenere un gruppo di bambini declamando che ‘Dio è morto’ e truccandosi come uno dei Kiss: “E’ stata un’idea di Edoardo – racconta – a me la scena pareva eccessiva, è mio figlio quello fissato con la band, a quattro anni ha chiesto una statua di Gene Simmons. Io un po’ mi vergognavo, ma poi ho mandato la foto ai miei fratelli e me ne sono vantato”.
“Quando gli ho chiesto di fare il ‘nonno’ – racconta Leo – Marco l’ha presa male: faceva i conti e diceva ‘ma non posso, non ho l’età, e poi il cinema è un paese. Resterò incagliato nel ruolo del vecchio. Ho ereditato il soggetto – continua il regista – che era già stato scritto da Massimiliano Bruno e di cui esisteva già una versione lavorata da Simone Paragnani, e me ne sono innamorato. Ho chiesto a Fulvio e Federica Lucisano di poterci lavorare per aggiungere il mio tocco e ho potuto farlo in assoluta libertà. Per Raoul, a mio parere, non solo era il ruolo giusto, ma anche il momento giusto per farlo. Ha letto la sceneggiatura in gran velocità e poi mi ha risposto che era libero, e che se non lo fosse stato, si sarebbe liberato. Questo entusiasmo mi ha convinto moltissimo, non era scontato. Gli stavo chiedendo di interpretare uno che va a letto con le ragazzine, gli avrei parzialmente distrutto l’immagine. Se il suo sì fosse stato meno convinto mi sarei posto il problema di apportare danni sia a lui che al film”.
Il personaggio femminile adulto è incarnato da Nicole Grimaudo, che così descrive la sua Lorenza, professoressa di ginnastica della figlia di Andrea, di cui poi si innamora: “Forse è il mio primo ruolo da adulta. Volevo raccontare una donna concreta e normale, perché normalità non significa banalità. E’ una donna che cerca di essere autonoma, sia economicamente, nonostante il precariato, che sentimentalmente. Alla fine si innamora dell’ultima persona che pensava le potesse interessare. Non le piacciono i tipi immaturi come Andrea, ma alla fine si rende conto che Richard Gere, il suo Ufficiale e gentiluomo – film direttamente citato in una scena – può nascondersi in chiunque”.
Altra curiosità ‘cinefila’. Il lavoro di Bova, nel film, è quello di un agente specializzato in product placement, che in una simpatica scena rivela i piazzamenti pubblicitari dietro a capolavori del calibro di E.T. e Odissea nello spazio.
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