TORINO – La seconda edizione della sezione TFL Up&Coming Italia (leggi articolo) curata da Francesco Giai Via parla al femminile, quattro infatti sono i progetti selezionati, e quattro sono le produttrici alla testa delle altrettante idee cinematografiche di lungometraggio.
Francesca Riccardi (Start), produttrice di A cross – regia di Irene Dorigotti; Chiara Andrich (Ginko Film), produttrice di The Last Lesson – regia di Andrea Mura e Federico Savocon; Alessandra Limentani (Rosamont), produttrice di Woow scritto da Marianna Cappi, regia Valerio Binasco; Raffaella Pontarelli (Amarena Film), produttrice de La casa bianca – The White House, regia di Francesco Romano: Felicetta si sente emarginata dalla sua famiglia e oppressa dal contesto in cui vive, ma conserva undesiderio di riscatto sociale ed economico. Un giorno, un potente boss della camorra, le chiedeospitalità. Dall’incontro nasce qualcosa di profondo che mette a repentaglio le loro certezze. Finquando lui scompare inaspettatamente distruggendo l’illusione di un rapporto impossibile. Torneràcambiato e lei dovrà fare i conti con l’eco di un forte sentimento e la possibile perdita della libertà, questa la trama del film.
Raffaella, qual è la sua formazione/storia di produttrice e come approda a TFL Up&Coming Italia?
La storia produttiva è abbastanza nuova: Amarena Film (amarenafilm.it) nasce da un anno e mezzo, proprio nel periodo di crisi totale. Ho 41 anni e personalmente ho fatto un processo abbastanza variegato: nasco dal teatro, poi mi sono avvicinata al cinema come assistente alla regia e production manager, per poi lavorare diversi anni al Raindance Film Festival in Inghilterra, come Senior Programmer, dopodiché sono tornata in Italia e ho iniziato un percorso di vendite internazionali, mi occupavo sia di film di finzione che di doc. L’idea di creare Amarena nasce dall’esigenza di essere coinvolta anche a livello creativo: continuo a fare vendite per i doc, mentre per la produzione mi occupo sia di questi che di finzione. Siamo all’inizio, ovviamente, per cui i nostri progetti sono in sviluppo: abbiamo due doc e il film di finzione qui a Torino, La casa bianca – The White House. Io conosco TFL da tempo, come venditrice ho partecipato spesso: lo considero sempre un punto di riferimento, per la qualità dei progetti, per il networking; l’anno scorso ero a conoscenza di Up&Coming Italia, così ne ho parlato con Francesco Giai Via – il curatore – e, alla call di quest’anno, ho provato a inviare la domanda. Seppur la durata sia solo di tre giorni, sono molto felice: è molto intenso e molto utile.
Per un giovane produttore, quali sono le reali opportunità offerte da questa sezione del TFL?
Per la prima volta – nel mio caso – avere un feedback di professionisti rispetto al proprio progetto. Quindi avere un primo riscontro. La crescita nell’imparare come presentarsi ad altri decision maker, cosa sottolineare del progetto, in che modo farlo, e il network di persone che circondano questa realtà. E anche la possibilità di partecipare a futuri workshop che potrebbero aiutare a crescere ancor di più: da cosa nasce cosa, è un punto partenza per far crescere il progetto e la società.
E parlando del progetto La casa bianca – The White House, rispetto a prima della partecipazione, pensa di aver acquisito un valore aggiunto?
È la storia di una donna vissuta ai margini della società, il cui destino viene cambiato dall’incontro con un uomo, per l’ennesima volta, ma ad un certo punto del suo percorso riuscirà a rendersi conto di potercela fare da sola; è una storia di riscatto, in un contesto famigliare e sociale complicato, ma è una storia in cui lei incontra il male, la Camorra, e ne rimane affascinata, non diventa una camorrista ma il fascino del potere esercita su di lei una forza importante; ma è altrettanto forte da rendersi conto di essere indipendente, di poterne fare a meno. La Camorra è un contesto, ma la storia è umana. Mi porto a casa il primo incontro pubblico con il regista, Francesco Romano, l’aver approfondito quello che abbiamo al momento e aver avuto dei riscontri importanti da personaggi come Didar Domehri, produttrice francese, che ha analizzato e dato significativi spunti sulla nostra struttura, su cui andremo sicuramente a lavorare, ci hanno aperto delle possibilità.
TFL Up&Coming Italia è anche un’opportunità di confronto tra ‘colleghi’, in questo caso ‘colleghe’: come legge la dominante femminile e il dialogo tra voi è stato reciprocamente costruttivo, cosa vi siate ‘insegnate a vicenda’?
I giorni sono stati pochi e molto focalizzati sul lavoro, abbiamo avuto poco tempo per incontrarci davvero: è chiaro che un’influenza sul loro approccio al lavoro e il sapere che ci sono, che ci siamo, che possiamo confrontarci, è importante. È davvero emozionante sapere che ci siano tante produttrici donne in un progetto del genere! È un segno, un simbolo, un segnale propositivo.
TFL è un progetto dal forte spirito internazionale, seppur Up&Coming Italia abbia una personalità volutamente nazionale: in cosa ha avvertito e apprezzato lo spirito globale e in cosa la valorizzazione e cura dell’italianità?
La cura dell’italianità nel contesto più protetto, che ci può aiutare in questa fase delicata dell’inizio, in un contesto italiano in cui c’è il confronto con colleghi della stessa nazionalità. Però, è vero che abbiamo avuto l’opportunità di incontrare professionisti internazionali importanti, che ci hanno fatto riflettere sulla potenzialità del progetto sul mercato globale, così come sarà anche negli incontri one-to-one, dove, anche se italiani, c’è sempre un approccio internazionale: è proprio un’essenza che fa parte del TFL e di Giai Via stesso, la cui presenza è stata molto importante, lui ha un’apertura internazionale che riportiamo all’interno del progetto.
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