VENEZIA.“Questo documentario Amarcord Fellini è stato una bella distrazione perché ho interrotto per qualche giorno il grande impegno del mio nuovo film La corrispondenza. Del resto Amarcord è un film terapeutico. Se stai male e lo vedi, ti passa tutto”. Giuseppe Tornatore parla così del capolavoro felliniano che passa alla Mostra restaurato dalla Cineteca di Bologna (tornerà in sala dal 14 settembre) ed è accompagnato da provini, tagli e doppi scelti dal regista siciliano.
”Amarcord lo vidi il primo spettacolo del primo giorno di programmazione al cinema Fiamma di Palermo arrivando con la corriera dalla mia città, Bagheria. Un’esperienza che mi emozionò moltissimo, tanto più che avevo deciso di diventare regista. Poi, facendo anche il proiezionista, ho rivisto altre volte Amarcord, e riavvolgendo la ‘pizza’ scoprivo le inquadrature, la tecnica di montaggio”.
Sul suo coinvolgimento nel documentario dice: ”Non sono riuscito a sottrarmi dopo aver visto i provini del film nel famoso Teatro 5 di Cinecittà con le sagome di cartone del bue che il bambino incontra nella nebbia. Ho scoperto anche che il famoso pavone era finto e manovrato da più persone”. Tornatore ricorda poi che al tempo di Nuovo Cinema Paradiso chiese a Fellini di interpretare il proiezionista nella sequenza dei ‘baci rubati’. “Come sempre fu bravissimo a dire di no, costringendo il sottoscritto comunque a ringraziarlo. Forse aveva ragione dicendomi che la sua presenza sarebbe stata ingombrante, avrebbe interrotto l’emozione e mi suggerì di fare io quella parte”.
Sul suo prossimo film, La corrispondenza, non rivela nulla: ”Posso solo dire che ho appena finito il montaggio e che uscirà il 14 gennaio”.
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