Quel tesoro di Mussolini consegnato all’Arcivescovado di Milano

Un’inedita testimonianza che getta una nuova luce su un fatto storico dibattuto da sempre, l'oro di Dongo, emerge dal documentario Il risoluto (Giornate degli Autori) di Giovanni Donfrancesco


VENEZIA. Il documentarista Giovanni Donfrancesco si era fatto conoscere ed apprezzare nel 2013 alla Festa di Roma con il suo The Stone River che raccontava l’emigrazione di lavoratori della pietra carraresi e piemontesi, in maggioranza socialisti ed anarchici, nella cittadina statunitense di Barre, che accoglieva le più grandi cave di granito grigio del mondo. Ed è proprio durante la trasferta americana nello stato del Vermont che il regista s’imbatte nell’87enne Piero Bonamico che gli racconterà in modo autocritico il suo passato, finora taciuto, di soldato-ragazzo cresciuto nella decima Mas, una delle più violente milizie fasciste.
Da questa rivelazione nasce Il risoluto (Giornate degli Autori-Evento speciale), una lunga intervista frontale (2 ore e mezza) in cui il protagonista Piero, tra italiano e inglese, ripercorre in 4 capitoli e fa i conti, senza nostalgie, con la propria storia, in particolare con l’adesione appena 14enne alla Repubblica di Salò.

“E’ una lunga confessione di una persona consapevole delle sue colpe, e di essere stato lui la prima vittima dell’ideologia fascista per la quale ha combattuto – spiega Donfrancesco – Ritengo importante raccontare la storia da un lato che non è necessariamente quello cui siamo abituati, cioè quello di coloro che hanno conquistato il diritto alla parola con il loro sangue”.

Ma Il risoluto è anche l’occasione di una testimonianza inedita sul destino del tesoro di Mussolini il celebre “oro di Dongo”, che getta una nuova luce su un fatto storico dibattuto da sempre.
L’episodio narrato nel film vede protagonisti Piero e un suo commilitone ai quali viene dato l’ordine di caricare sull’ambulanza dal loro capo Bottero (il suo mezzo di trasporto personale) cinque grandi valigie di cuoio, che risultano essere riempite di copie cartacee del ‘Corrierino dei Piccoli’, un giornaletto per bambini. Piero parte da Genova sull’ambulanza insieme al commilitone e allo stesso Bottero. Durante il viaggio apprende con stupore che si stanno dirigendo verso il Lago di Garda, proprio alla residenza di Mussolini.
Di fronte al cancello della dimora del duce (che in quel momento si trova ignaro a Milano) trova alcuni uomini in divisa militare che li attendono con cinque valigie di cuoio esattamente identiche a quelle che hanno a bordo. Le nuove valigie, piene di denaro e gioielli, vengono scambiate con quelle piene di giornaletti e Piero riparte con esse alla volta di Milano. All’arrivo in una Milano in preda al caos che attende la liberazione imminente, il gruppo trova ad aspettarli Junio Valerio Borghese, principe dell’aristocrazia nera romana e capo supremo della X Mas.
Piero ha già sentito il capo Bottero parlare di lui come colui destinato a divenire il nuovo duce d’Italia e a far risorgere il fascismo. Insieme a Borghese, si recano all’arcivescovado di Milano, dove depositeranno finalmente le valigie contenenti il tesoro. Prima di abbandonare Piero al suo destino, il capo Bottero commenta così il compimento della missione: ‘Adesso le valigie, che serviranno alla ricostruzione dell’Italia fascista, sono passate dalle mani di Mussolini alle mani di Dio’. Nel 1970, il principe Borghese tenterà effettivamente un colpo di stato.

Questa nuova versione dell’oro di Dongo è un’invenzione, uno scherzo della memoria? Dalle ricerche effettuate dal regista emergono alcuni riscontri, ma “l’affaire dell’oro di Mussolini mi interessa solo marginalmente, nella misura in cui si inserisce nell’odissea di un adolescente alle prese con vicende più grandi di lui”, risponde Donfrancesco.
Il risoluto, coprodotto da Rai Cinema, andrà in versione ridotta a un’ora e mezza sulla rete pubblica italiana e sulla rete franco-tedesca ARTE.

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