Quei monelli che rapirono Charlot

Nel 1978, in Svizzera, due balordi 'rapirono' la salma di Charlie Chaplin, scomparso la notte del Natale appena trascorso. Oggi quella surreale vicenda è diventata un film


VENEZIALa rançon de la gloire, tragicommedia chapliniana di Xavier Beauvois, interpretata da da Benoît Poelvoorde, Roschdy Zem, Séli Gmach, Chiara Mastroianni e Nadine Labaki, apre il secondo giorno di Venezia 71. Chapliniana perché ispirata a un fatto che riguarda Charlot (il surreale e grottesco furto della sua salma, avvenuto in Svizzera nel 1978) e soprattutto perché a Chaplin rende omaggio attraverso riferimenti e citazioni, con un linguaggio che unisce dramma e commedia (proprio come ne Il monello e Luci della ribalta) potenziato dal commento sonoro melodioso e poetico di Michel Legrand.

 I veri rapitori delle spoglie di Chaplin, che erano rifugiati politici di origine polacca, chiesero 600.000 dollari alla famiglia. La salma fu ritrovata quindici giorni dopo vicino al villaggio di Neuville. Volevano usare i soldi per ristrutturare un garage. Il film cambia un po’ le carte in tavola, aggiungendo poesia e motivazioni un pochino più nobili. Eddy, immigrato belga, istrionico e divertente, è appena uscito di prigione. Osman, ombroso e serioso,  algerino di nascita, ha una moglie malata in ospedale e una figlia piccola da accudire, con una casa fatiscente e un salato conto d’ospedale da pagare. Bisogna trovare una soluzione in fretta. Le rotelle impazzite del cervello di Eddy iniziano a girare quando arriva la notizia  che rovinò il Natale ai cinefili di quell’anno: Charlot non c’è più. La star che si era fatta da sé partendo dal livello più basso possibile, l’amico dei poveri, dei derelitti, degli immigrati. “E se chiedessimo un po’ di soldi a questo amico?”, si dicono i due. Le conseguenze saranno divertenti e disastrose allo stesso tempo. “Mia moglie non credeva a questa storia della bara ‘rapita’, così per convincerla mi sono messo a cercare su Internet e ho notato che la vicenda si prestava benissimo a diventare un film. Per i due protagonisti Chaplin è una specie di genio della lampada, colui che li aiuterà a uscire dallo loro miserabile condizione. Ho mantenuto molto della vera cronaca nella mia storia: la casa, l’ufficio, la polizia, il processo… abbiamo aggiunto la parte finale, con l’amore tra Eddy e la bella circense Chiara Mastroianni. Il percorso è dal buio della prigione da cui lui esce all’inizio alla luce del circo che lo abbraccia alla fine”. E, naturalmente, è una grande citazione di Luci della ribalta. “Dopotutto – continua Beauvois – è la mia storia. Da ragazzo mi dicevano ‘smetti di fare il clown’, e ora che lo faccio, col mio cinema, mi dicono ‘sei fantastico’”. In conferenza anche Eugene Chaplin, figlio di Charlot, che dichiara: “ovviamente ricordo molto bene tutta la vicenda, è stata dura. Mi ricordo che quando tutto accadde era l’epoca in cui anche Aldo Moro era stata sequestrato. Una cosa non molto simpatica. Mi ricordo che ricevemmo delle minacce. Avevo ancora un fratellino piccolo e mia madre era molto sensibile, ma fu coraggiosa. Non volle entrare nel processo per non attirare pubblicità o dare adito a dicerie sul pagamento del riscatto.   Ricevette i fiori dalla moglie di uno dei due balordi nonostante le pressioni della polizia non volle costituirsi parte civile. Quel gesto l’aveva commossa. Erano comunque due brigantelli che avevano seppellito mio padre in un posto, tra l’altro, niente male. Onestamente all’inizio ero dubbioso sul film. Non vedevo cosa ci fosse di così divertente nel rubare una bara, ma poi ho visto i lavori precedenti di Xavier e ho colto oa sua grande sensibilità. C’è lo stesso spirito dei film di papà: commedia e tragedia, un umorismo cupo, in stile Barbablu. Il regista ha preso una vicenda grottesca e ne ha tirato fuori tutto il potenziale comico”.

“Ti affezioni ai personaggi anche se stanno facendo qualcosa di brutto – dice ancora Beauvois – sono talmente incapaci che non puoi non amarli. Dopotutto però non li biasimo troppo, sono degli antieroi, ma alla fine comunque il colpo l’hanno fatto. Hanno profanato quello che per me era un dio ma dopotutto se non lo avessero fatto non sarei qui a parlarne”.

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28 Agosto 2014

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