Queer Lion Award a El Príncipe

L'opera prima del cileno Sebastián Muñoz racconta con stile potente la storia d'amore tra due carcerati nel Cile degli anni '70. Protagonista uno straordinario Alfredo Castro


VENEZIA – Tredicesimo Queer Lion Award, premio collaterale ideato nel 2007 da Daniel N. Casagrande, a El Príncipe di Sebastián Muñoz (Cile, Argentina, Belgio), presentato nella 34esima Settimana Internazionale della Critica. Questa la motivazione: “El Príncipe è un accorato spaccato della vita in una prigione cilena, alla vigilia dell’ascesa al potere di Allende nel 1970, nel quale gli intensi rapporti emotivi tra prigionieri fanno da contrappunto alla selvaggia brutalità della vita carceraria. Guidato da un eccezionale Alfredo Castro, l’eccellente cast offre interpretazioni emozionanti partendo dalla potenza di una sceneggiatura, in grado di trasmettere la paradossale accettazione di affetti gay in ambito carcerario, in un periodo nel quale ciò non era socialmente accettabile. Il debutto alla regia di Sebastián Muñoz è un’esplorazione, audace e dalla forte carica erotica, della storia recente che mette a nudo un’anima di inattesa tenerezza”. La giuria era composta da Brian Robinson (British Film Institute), Giacomo S. Pistolato (Sncci) e Federico Boni (scrittore, giornalista, critico).

Il film, opera prima del cileno Sebastián Muñoz, classe 1973, scenografo e autore di cortometraggi, racconta con stile potente che resta impresso nella memoria e con un percorso che incrocia diversi piani temporali mettendo a fuoco solo progressivamente la vicenda nel suo complesso, l’incontro tra il ventenne Jaime, arrestato per aver accoltellato il suo miglior amico durante una notte alcolica in un locale, e El Potro (lo Stallone), un carcerato maturo che gestisce da piccolo ras una piccola corte di accoliti, giovani uomini che vivono nella sua cella e che lui comanda. E’ lui a dare il soprannome di Principe a Jaime, che l’ha folgorato a prima vista e che diventa subito il favorito scalzando dal suo letto un altro detenuto. Ma i rapporti di potere dentro al carcere non sono scritti una volta per tutte, e lo stesso Stallone dovrà subire violenze inaudite, compreso uno stupro per mano dei carcerieri.

“Quando ho scoperto il romanzo di Mario Cruz in una libreria di seconda mano – spiega il regista – non mi aspettavo che dietro l’apparenza di un libro erotico da quattro soldi potesse celarsi uno straordinario ritratto della società cilena degli anni ’70, raccontato attraverso una storia di violenza, amore e sesso fra carcerati, un racconto omoerotico e appassionante. Non riesco neanche a immaginare quanto possa essere stato dirompente per la sua epoca, per i conservatori e la sinistra cilena”.

Con padronanza degli spazi e della macchina da presa, che a volte accarezza e a volte aggredisce i corpi dei personaggi, in un universo tutto maschile, l’autore si muove a suo agio nel solco di una consolidata tradizione da Genet a Fassbinder, sostenuto dalla prova attoriale straordinaria di Alfredo Castro, che attraversa tutte le sfumature del desiderio, della brama, del possesso e dell’amore. 

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05 Settembre 2019

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