Quasi amici: nessuna pietà


20 milioni di spettatori in Francia per un totale di 170 milioni di euro d’incasso, più altri 3 in Germania. Tanto hype – con qualche polemica – alle spalle, e ben due possibili remake, uno italiano e uno statunitense. Queste le credenziali con cui si presenta in sala venerdì 24 febbraio, distribuito da Medusa in 300 copie (che potrebbero aumentare vista la crescente richiesta degli esercenti dopo aver dato un’occhiata al trailer e al box office d’oltralpe), la commedia ‘politically uncorrect’ Quasi amici (in originale Intouchables), commovente e divertente storia d’amicizia virile tra un ricco tetraplegico parigino (François Cluzet) e un ragazzo delle Banlieues (Omar Sy), che si ritrova suo malgrado a fargli da assistente. “Abbiamo i diritti anche per il rifacimento – spiega subito l’amministratore di Medusa Gian Paolo Letta – ci stiamo lavorando e le idee sono abbastanza avanzate. Certo con un precedente del genere mantenere la qualità alta sarà impegnativo”.

 

Niente nomi, per ora, mentre per la versione americana parrebbe molto interessato nel ruolo dell’invalido il premio Oscar Colin Firth, che accetterebbe così una sfida degna dopo i fasti de Il discorso del re. Il film è tratto da una storia vera: “Siamo stati sedotti dalla vicenda dopo aver visto un documentario del 2004 – spiegano i due registi Eric Toledano e Olivier Nakache – e volevamo raccontare un argomento difficile come l’handicap, non solo fisico, ma anche sociale, in maniera diversa, con umorismo, e al di là delle barriere. Non è per piaggeria se diciamo che ci ha ispirato molto il cinema italiano, in grado di affrontare con leggerezza argomenti importanti. Pensiamo a Profumo di donna, ad esempio. Ci piace talmente tanto che mentre lavoravamo al film avevamo in studio un poster di Vittorio Gassman. Tra l’altro è italiano l’autore della colonna sonora, Ludovico Einaudi. Poi certo non si può fare un film sull’argomento senza tener presenti capolavori come Il mio piede sinistro, Rain Man o Lo scafandro e la farfalla. In generale ci ispiriamo più al cinema europeo che a quello americano, dove prevale la derivazione: sequel, prequel, sequel di prequel. Del nostro remake per ora ci preoccupiamo relativamente. Vorremmo solo mantenere un certo controllo sulla sceneggiatura ma sicuramente non lo realizzeremo noi, per ora siamo nella prima fase: promuovere il nostro film all’estero”.

Fase che è anche delicata, specie in Usa dove Quasi amici ha scatenato qualche polemica. Un articolo di ‘Variety’, infatti, poi ripreso da molte altre testate, ha bollato negativamente il film con una certa fermezza, accusandolo di scarsa sensibilità e addirittura di ‘razzismo’. “Si è trattato di una visione molto limitata – si difendono i registi – questa persona ha guardato con occhio esclusivamente americano una storia radicata in una cultura totalmente diversa, con un passato colonialista e un approccio al problema dell’immigrazione del tutto differente. Hanno visto nel borghese paralizzato il padrone e nel badante nero uno schiavo, e purtroppo ha girato molto di più questa idiozia che i molti altri articoli positivi che sono stati scritti sul film. Tra l’altro questo è stato pubblicato a settembre, molto prima dell’approdo in sala, e addirittura qualcuno se n’è uscito con titoli tipo: ‘Intouchables sciocca gli USA’. Noi dal canto nostro abbiamo deciso di smetterla di difenderci da quella che pare a tutti gli effetti una provocazione atta solo a tentare di sminuire il successo della pellicola. Io penso che gli spettatori siano molto meno idioti di così, e del resto lo vedremo la settimana prossima, quando il film uscirà in America. Se risulterà davvero così sbagliato, ne prenderemo atto e ce ne torneremo buoni buoni in Francia. Ma è il pubblico che deve decidere, non l’opinione di un singolo giornalista”. Nessun problema invece da parte delle Banlieues – “In periferia Omar è molto conosciuto e amato”, spiegano ancora- né tantomeno da quella dei diretti interessati, le associazioni di disabili, che invece hanno molto gradito l’idea di un’audience che finalmente ride con loro senza inutili pietismi. Insomma, nella prospettiva della pellicola, trattare i portatori di handicap ‘senza alcuna pietà’ assume un’accezione positiva.

Lo stesso Philippe Pozzo di Borgo, il reale protagonista della vicenda, ha molto apprezzato la versione filmica della sua storia nella realizzazione della quale, del resto, è stato direttamente coinvolto: “E’ una persona ricca di sense of humour – affermano Toledano e Nakache – pensate che dopo aver visto il film se n’è uscito dicendo: ‘Applaudo con entrambe le mani!’. Ovviamente non può spostarsi – vive in Marocco – ma ha ricevuto molti giornalisti che sono andati a trovarlo ed è sempre in contatto con i rappresentanti delle associazioni, una delle quali, che ha investito sulla pellicola e detiene parte dei diritti d’incasso, è diretta da lui stesso”. Il vero Philippe si può vedere in un breve filmato prima dei titoli di coda e in effetti l’interpretazione data da Cluzet pare molto fedele. Cambiamenti invece se ne sono operati sul personaggio del badante, per ‘adattarlo’ alla straripante e irresistibile verve di Omar Sy. Intanto il nome, modificato da Abdel a Driss, e poi anche l’origine, da algerina ad africana.

“Non neghiamo che il personaggio l’abbiamo scritto per Omar – spiegano ancora i registi – avevamo già lavorato con lui e abbiamo subito pensato che in questo ruolo potesse farci vedere un aspetto di sé che ancora non conoscevamo. Il punto focale è l’incontro tra due persone totalmente diverse che cambiano l’uno la vita dell’altro, attraverso queste situazioni che danno origine a un umorismo scorretto, che abbiamo poi arricchito con elementi della personalità di Omar, come la danza e la pittura”. “Questo – racconta poi l’attore in prima persona – mi ha aiutato a evitare le trappole del buonismo, del pietismo o dei luoghi comuni. C’era una sceneggiatura forte e strutturata dietro e io dovevo solo attenermi a quella, che era pensata per me. Tutto è stato molto naturale. Chi critica il film per il presunto ‘razzismo’ davvero non vede al di là del proprio naso. Noi abbiamo solo voluto far capire che è possibile la solidarietà anche e soprattutto tra persone provenienti da mondi diversi”.

Chi ha apprezzato davvero tanto è stato invece il premier francese Nicolas Sarkozy, che ha invitato all’Eliseo la troupe, il cast, i registi e le loro compagne per parlarne assieme alla presenza naturalmente anche di sua moglie ‘Carlà’, attrice di famiglia. “E’ stata una bella giornata – concludono gli autori – ma le prossime elezioni non c’entrano nulla. Non sono nemmeno state scattate foto, è stato un incontro privato, ci sembrava di essere a cena da un amico”. Chapeau.

autore
21 Febbraio 2012

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