Quando il cinema alla radio era Lello Bersani

Per gli incontri della rivista 8½, sotto la guida del direttore Gianni Canova, si è parlato all’Italian Pavilion di ‘cinema alla radio’, tema cui sarà dedicato il numero di luglio del bimestrale


CANNES. “Di che cosa parlo, mi disse Lello Bersani, storico cronista cinematografico, prima che iniziasse Hollywood Party, il programma radiofonico al quale era stato invitato per alcuni giorni all’inizio degli anni ’90. Appena andò in onda, subito si sciolse e si trasformò in quel professionista incredibile qual era”. Così Alberto Crespi ricorda Lello Bersani che in coppia con Sandro Ciotti condusse ‘Ciak’ il primo programma radiofonico del dopoguerra interamente dedicato al cinema, per poi diventare un famoso volto televisivo, sempre nel ruolo di cronista e corrispondente cinematografico dai set, dai festival e dagli eventi più importanti.

Il suo nome è tornato improvvisamente oggi alla ribalta all’Italian Pavilion dove, per gli incontri della rivista , sotto la guida del direttore editoriale del bimestrale, Gianni Canova, si è parlato di ‘cinema alla radio’, tema peraltro cui sarà dedicato il numero di luglio della rivista. Da non confondere con ‘la radio raccontata dal cinema italiano’, argomento i cui esempi non mancano: da Una giornata particolare a Ecce Bombo, da I cento passi a Radio Freccia, a Lavorare con lentezza.
  
Canova è convinto che, a differenza della televisione, cinema e radio siano media caldi, per riprendere la nota distinzione di McLuhan, e dunque esista un rapporto di reciproca simpatia, nonostante manchino le immagini in radio.
Barbara Sorrentini, nella sua trasmissione ‘Chassis’ in onda da 12 anni su Radio Popolare Milano, racconta il cinema grazie alle interviste, a chi il cinema lo fa, ai dialoghi, ai suoni e alle musiche dei film. Giuseppe Cosmai e Alexandre Massy nel plinsesto per lo più musicale della web radio francese Sound Radio06, hanno ritagliato uno spazio, ‘Alla ricerca della felicità’ citando Muccino, per coloro che vogliono un suggerimento sul film da vedere durante il week-end

‘Hollywood Party’, nato ben 24 anni fa da un’idea di Silvia Toso e Aldo Grasso, ha avuto, spiega Alberto Crespi, come conduttori anche i regist,i da Sorrentino a Monicelli, da Montaldo a Maselli, ed è andato oltre proponendo in diretta i grandi film classici, arricchiti di contenuti extra.
Laura Delli Colli sottolinea come a fronte di una tv generalista che propone un’offerta limitata di trasmissioni di cinema, per di più di vecchia impostazione, la radio si collochi un passo avanti, grazie sia all’esperienza maturata nel tempo, sia alla possibilità di un ascolto più attento e diretto rispetto alla televisione.

Non a caso Canova parla di una tradizione nobile in Italia di cinema alla radio e cita Francesco Pasinetti, un pioniere, nel primo dopoguerra, di rubriche, tra informazione e critica cinematografica. “Nelle mie corrispondenze dal Festival di Cannes, cerco di raccontare quel che vedo, limitando il giudizio critico. E poi perché non parlare di film che non sono ritenuti capolavori o di qualità?”, aggiunge Sorrentini.
Crespi avverte che ‘Hollywwod Party’ non è un programma di critica cinematografica, “la facciamo un po’ dai Festival, perché ce lo chiedono gli ascoltatori. Ma il tempo critico è ridotto perché alla radio è noioso. La critica è una disciplina nobilissima, ma viene meglio esercitata con altri media. Semmai va praticata in altri modi, a cominciare dalla scaletta della trasmissione”. 
Già il critico cinematografico, un mestiere in via d’estinzione, a cui proprio il Sindacato critici ha dedicato tempo fa un incontro. E questa è un’altra storia e un altro tema per la rivista .

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