TORINO – Un filosofo, un senatore, un intellettuale, un uomo che ha concorso a scrivere la sua epoca, quella tra la fine dell’800 e la metà degli Anni ’50.
Con Un Natale a casa Croce, Fuori Concorso al 42TFF, Pupi Avati racconta Benedetto Croce, che nemmeno 18enne resta orfano di mamma e papà, e senza nemmeno più la sorella, per quella calamità naturale che è un terremoto, per lui quello di Ischia del 1883, ma la Letteratura e la Filosofia sono state la sua salvezza terrena, discipline vissute con il palpito del cuore e della curiosità, il senso dell’indagine e del contraddittorio, che gli hanno permesso di mutare il dolore in ferma libertà di pensiero, in un’esistenza – la sua – tessuta tra trama e ordito della Storia italiana.
È sempre interessante di Croce osservare la sua duttilità intellettuale: se imprescindibile è stata l’amicizia con Giovanni Gentile, uno dei massimi sostenitori del fascismo, fede condivisa con il filosofo finché quest’ultimo non ha fatto propria l’opposizione al regime: lo spirito umano, però, ha potuto più del credo politico, soprattutto quando Croce apprende dell’uccisione dell’altro, il 15 aprile ’44, per mano di un gruppo di studenti comunisti, suoi carnefici alle porte della sua villa fiorentina. Così, un altro dramma colpisce l’intimità di Croce: nonostante tra loro non corresse più nessuna parola da anni, l’episodio è così lacerante da portare il filosofo a meditare sull’assurdità della violenza.
Paolo Spezzaferri è il Benedetto Croce di Avati, un personaggio che sulla scena calibra l’ingrediente umano con quello intellettuale, con il primo a pulsare prioritario, al contempo capace di slancio quanto di senno, nella consapevolezza di essere anzitutto un uomo ma anche espressione di teoria e di politica, laddove l’istinto viscerale può essere sentinella ma anche nemico. La politica strazia il Paese e Croce è coinvolto nel Governo di Unità nazionale, eppure il passato fascista ritorna, contro: Togliatti, eroe del PCI, lo disapprova pubblicamente, creando una spaccatura anche nelle neonate leve antifasciste.
Nel volto e nella mimica di Spezzaferri, Avati cerca di iniettare la malinconia e il fuoco, la fragilità e l’autorevolezza, disegnando sull’atmosfera della specifica sequenza, sulla scena di un tempo antico il cui sapore è restituito anche con la scenografia di Alessandro Marangolo e i costumi di Angela Capuano.
La storia biografica di Croce, come si sa, come detto, non ha potuto prescindere dalla Storia della Nazione e questo matrimonio, non sempre armonioso, ma ricorrentemente vivace, laddove la bellezza del contrasto s’è fatta anima vitale, è specchio per lo spettatore, che qui incontra un essere umano che si misura con il concetto del destino, con le tragedie dell’esistenza e le sfumature tutte della società, per cui Avanti cerca di farne brillare il faro intellettuale, nonostante le nebbie sociali in corso.
Un Natale a casa Croce è prodotto da Minerva Pictures in collaborazione con Luce Cinecittà e Rai Documentari.
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