“Per il mio film su Dante Alighieri sono diventato un accattone, vado a bussare alle porte dei potenti e ricevo tante rassicurazioni. Poi non succede mai niente. Io sono ancora qui ad ascoltare le promesse. La Rai nel frattempo ha prodotto un film sulla vita della Ferragni…”. Lo ha detto il regista Pupi Avati intervenendo oggi a ‘TourismA’, il salone dell’archeologia e del turismo culturale organizzato a Firenze dalla rivista ‘Archeologia Viva’.
Avati ha voluto rilanciare il progetto del suo film su Dante, fermo in cantiere “dal lontano 2001” e che il regista vorrebbe realizzare anche perché nel 2021 cadranno i 700 anni dalla morte dell’autore della ‘Divina Commedia’. Il film ha spiegato Avati parlerà della vita del Sommo Poeta: “Per poterne parlare abbiamo una password fantastica che si chiama Giovanni Boccaccio. Voi sapete che quando Dante è stato esiliato a Firenze le case degli esiliati, degli sbandati come venivano definiti, venivano depredate, era permesso tutto. L’unica cosa che Gemma Donati, la moglie di Dante, riesce a salvare, mentre Dante ormai è in esilio, è una cassapanca e dentro c’è un quadernetto sul quale ci sono i primi cinque canti della Divina Commedia. Questa è una versione di Boccaccio. Perché non credere a lui quando è stato un contemporaneo di Dante?”.
Il regista australiano, è noto per il suo debutto nel lungometraggio con il musical 'The Greatest Showman'
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