CANNES – “Avevo una gran voglia di fare un horror, che è la cosa più romantica che ci sia. E, volendo fare paura, non c’è niente di più terrificante della perdita delle facoltà mentali”. La schizofrenia paranoica, in questo caso, è affidata a Juno Temple, l’attrice rivelata da Cronaca di uno scandalo e vista in Killer Joe è infatti l’inquietante protagonista di Magic Magic di Sebastian Silva, passato oggi alla Quinzaine des Réalisateurs.
Nel film la Temple è Alicia, una ragazza americana timida ai limiti del patologico che viene coinvolta dalla cugina cilena Sara in una gita su un’isola sperduta con alcuni amici. L’isolamento del luogo e l’iniziale assenza dell’alleata Sara favorisce l’innescarsi di una sadica guerra psicologica, con lo stravagante Brink (Michael Cera) che non perde occasione di provocare la fragile nemica/amica, e il sodale Agustìn (Agustìn Silva) che si gioca con lei persino la carta dell’ipnosi. E così parte un’escalation di follia che porta Alicia a puntare il fucile contro i suoi compagni, a offrire il suo corpo nella trance ipnotica o a fuggire verso la scogliera. “La sfida per me – ha spiegato il regista – era realizzare un horror mescolando i toni del grottesco, della commedia, del dramma e del thriller”, con un occhio dichiarato ai lavori più dark di Roman Polanski. “Sono un grande fan di Rosemary’s Baby e L’inquilino del terzo piano – confessa Silva – proprio perché hanno un registro che non è puro horror, ma contiene elementi di commedia”. Il titolo Magic magic, invece, “è ironico”, spiega. “Perché crea delle aspettative di elementi paranormali o satanici, invece qui il male si riduce a un caso clinico”. La scena finale, però, porta sul territorio della magia, quando degli stregoni Mapuche effettuano sulla ragazza “posseduta” una sorta di esorcismo tradizionale.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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