La ricetta sembra semplice. Si prende un videogioco di successo, che già da sé garantisce audience, e ci si costruisce sopra un film che, potenzialmente, dovrebbe far felici grandi e piccini (ormai il videoludo è un hobby esteso a tutte le fasce d’età) e incassare un sacco di soldi al botteghino.
Eppure, non ha mai funzionato a dovere: tutti i film tratti da videogame – dai pionieristici Super Mario Bros e Double Dragon al commerciale Lara Croft: Tomb Raider, passando per i ‘survival horror’ Alone in the Dark e Silent Hill – hanno finora fortemente deluso le aspettative dei fan.
Qualcuno, in termini d’incassi, se l’è cavata, come Resident Evil che conta due sequel e un terzo in arrivo, ma comunque niente di eclatante.
Tutti i filmmaker che si sono cimentati con i ‘moviegame’ hanno sempre commesso lo stesso errore: non hanno mai ragionato in temini di crossmedialità, e si sono fondamentalmente limitati a imitare goffamente sul grande schermo l’azione del giocatore davanti alla Playstation, senza lavorare sulla trama, sui personaggi, sul ritmo.
Il che, di fatto, impoverisce l’esperienza, perché a chi serve un videogioco con cui non si può giocare?
Prince of Persia – Le sabbie del tempo, non a caso prodotto dal Jerry Bruckheimer che ha saputo trasformare un ‘tunnel dell’amore’ chiamato Pirati dei Caraibi in una saga cinematografica da milioni di dollari, parte da premesse totalmente diverse. Ed entrerà nella storia, non tanto per la qualità della pellicola in sé – comunque, per un action, encomiabile – ma come primo vero film tratto da un videogioco.
Dalla fonte originale vengono mantenuti i cardini: il bel principe agile come una gazzella (un muscolare Jake Gyllenhaal), la bella principessa che però, all’occorrenza, sa anche menare le mani (una Gemma Arterton che farà girare la testa a molti), il pugnale magico che ha il potere di riavvolgere il tempo.
Ma la storia viene totalmente riscritta e arricchita di elementi che non solo coprono appieno tutte le caratteristiche che ci si aspetta debba avere un buon blockbuster d’intrattenimento, ma guadagnano anche un tocco d’attualità che rende il plot più credibile e intrigante.
Basti pensare che l’incidente diplomatico da cui si dipana la vicenda ha a che fare con il presunto ritrovamento, rivelatosi fasullo, di armi costruite in Persia per i nemici dell’Impero.
Il resto è tutto effetti speciali e acrobazie alla Indiana Jones, con un cattivo da manuale (un infido Sir Ben Kinglsley) e un irresistibile Alfred Molina nel ruolo di spalla comica. La regia è affidata al qualificato Mike Newell, autore di Harry Potter e il calice di fuoco ma anche della commedia Quattro matrimoni e un funerale, che con la sua esperienza con gli attori ci permette, una volta tanto, di parlare di personaggi ‘tridimensionali’ senza far riferimento alla stereoscopia.
“Come appassionato di cinema l’avrei fatto in tre dimensioni anch’io – ha spiegato Bruckheimer in un’intervista – ma come imprenditore devo stare attento, perché i televisori stereoscopici non sono ancora alla portata di tutti. Magari per un sequel…”
Che, ne siamo certi, non tarderà ad arrivare.
Il materiale, del resto, non manca: i videogiochi usciti sotto il brand Prince of Persia sono circa una quindicina, dal classico creato da Jordan Mechner nel lontano 1989, passando per il remake del 2003 Prince of Persia – Le sabbie del tempo che, come si intuisce dal titolo, maggiormente ispira la pellicola di Newell, fino a Prince of Persia – Le sabbie dimenticate, che esce in concomitanza con il film e pur ambientandosi in un universo narrativo differente, ridisegna i tratti del personaggio per farlo assomigliare a Gyllenhaal.
Il film, coprodotto e distribuito da Disney, è in sala a partire dal 19 maggio.
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