Un pugno nello stomaco. Anzi una lunga e violentissima scarica di pugni, che tolgono il fiato per oltre 120 minuti di emozione, rabbia e dolore. Insieme a un fondo di inspiegabile speranza che non ti lascia mai, come il ritmo serrato del film. È il mix di sensazioni che lascia addosso Prigione 77 (titolo originale Modelo 77) quando accanto ai titoli di coda iniziano a scorrere sullo schermo le immagini di repertorio, a ricordarci – se mai ce lo fossimo scordati – che è tutto vero.
Perché l’ultimo lavoro di Alberto Rodriguez, uno dei più grandi registi spagnoli (La isla mínima, El hombre de las mil caras), si ispira a fatti realmente accaduti, e nemmeno così tanto tempo fa: è la storia dei detenuti nelle carceri iberiche in lotta per i loro minimi diritti, negli anni della transizione dalla feroce dittatura franchista alla democrazia. Così come sono vere sia la storia del Comitato dei Prigionieri (COPEL), che il film racconta fin dal momento della sua formazione, che quella della clamorosa fuga di 45 carcerati dal Carcel Modelo di Barcellona, la più grande evasione della storia del Paese (2 giugno 1978).
Siamo in Spagna nel 1976, il Paese vive uno dei maggiori momenti di libertà della sua storia: finalmente uscito dal tunnel della dittatura, si avvia a grandi passi verso un futuro pieno di speranza. Nelle strade la gente è euforica, ignara di quel che accade dietro le mura del carcere: le prigioni, infatti, sono ancora nella terribile situazione ereditata dal regime fascista, dal quale provengono anche i dirigenti e il personale che le gestisce. I detenuti, che vivono in condizioni inumane e degradanti, subiscono umiliazioni e violenze gratuite quanto terrificanti, e cominciano a organizzarsi.
Manuel, interpretato dal formidabile Miguel Herran (Premio Goya come Miglior Attore Rivelazione e Premio Andalusian talent Projection al Málaga Festival nel 2016, già protagonista di A cambio de nada di Daniel Guzmán, La Casa di Carta e Élite) è un giovane contabile condannato a 20 anni di reclusione per essersi intascato l’equivalente di 1200 euro. Accanto a lui, in carcere, persone detenute semplicemente per il fatto di essere povere, o prive di un lavoro, o per le proprie convinzioni politiche o preferenze sessuali. Con l’aiuto di Pino (Javier Gutiérrez), suo compagno di cella, Manuel diviene il leader del movimento che unisce tutte le prigioni nella lotta per l’amnistia e la libertà, destinato a cambiare per sempre il diritto penitenziario e la società spagnola.
Prigione 77, che ha incassato fino ad ora ben 5 premi e 14 candidature ai Goya racconta questa storia imperdibileattraverso gli occhi e le emozioni dei suoi personaggi, costretti a compiere un non semplice viaggio interiore per conoscersi, migliorarsi, avvicinarsi e raggiungere un obiettivo di giustizia e libertà che ogni giorno che passa, ogni assurda violenza subita, sembra più irraggiungibile. Ma quella stessa violenza che colpisce nel profondo anche lo spettatore, tesa ad annientare l’anima ancor più che il fisico dei protagonisti, riuscirà comunque a lasciare addosso un pezzetto di speranza, in quanto insito nella stessa umanità.
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