Presto farà giorno: fenomenologia dell’isolamento

In sala dal 20 marzo in 50 copie con Mediterranea Presto farà giorno, esordio alla regia di Giuseppe Ferlito con Chiara Caselli


In sala dal 20 marzo in 50 copie con Mediterranea Presto farà giorno, esordio alla regia di Giuseppe Ferlito che vede nel cast, accanto ai giovani protagonisti Ami Codovini, Valerio Morigi e Ludovico Fremont, la partecipazione di Chiara Caselli nel ruolo di una madre preoccupata per il futuro della propria figlia. E’ la storia di Mary, una adolescente di buona famiglia innamorata di Loris, un ragazzo più grande e di ceto sociale inferiore. Il conflitto di Mary con la madre la spingerà a seguire Loris nella sua vita sbandata, fatta di eccessi e di droghe. Quando rischierà di morire per un collasso provocato dall’assunzione di droga, la madre, incapace di gestire la situazione, la farà ricoverare in una clinica privata. Le vite dei due ragazzi prenderanno due strade diverse. Loris continuerà a ricercare il denaro ed il successo ad ogni costo nel mondo dell’illegalità. Mary si troverà di colpo proiettata in un ambiente dove convivono persone fragili e ammalate. L’incontro con Nina, una donna distrutta dall’anoressia sarà fondamentale.

“E’  una storia boderline – racconta il regista –  non volevo prendere posizione ma solo raccontarla. Non mi sono schierato da una parte o dall’altra: volevo mostrare cos’è l’isolamento e la solitudine, e quanto sia importante il relazionarsi con gli altri per la propria evoluzione interiore. Mary è in qualche modo imprigionata ma si evolve meglio di Loris, che si crede libero. Non sempre chi si sente privilegiato lo è veramente”. “Il mio personaggio – racconta la protagonista Ami Codovini – è più fragile che ambiguo. Le manca una figura maschile di riferimento”. “Entrambi nel film facciamo scelte sbagliate – dice Morigi – ma alla fine si intravede una luce in fondo al tunnel”.

“Il film somiglia al suo regista – dice Chiara Caselli – che è una persona di cuore e con grande rispetto dei personaggi, che sono pieni di chiaroscuri. Mi sono calata nei panni di una madre costretta a crescere una figlia da sola e a mandare avanti una famiglia. Io ho un figlio maschio di dieci anni ma sono stata ragazza e so che arriva un momento in cui ti senti strana perché tu stessa non vuoi accettare il cambiamento ma capisci che i tuoi genitori non ti vedono per come stai diventando, per come sei”. “Non ho del tutto inventato la storia – conclude il regista – so che spesso i genitori che hanno figli con problemi di droga non li affidano alle strutture specifiche per non ghettizzarli. Ho frequentato io stesso a vent’anni una clinica dove avevo un amico ricoverato e queste storie le ho apprese lì, poi mi sono rimaste nel subconscio e ci sono tornato sopra quando ho voluto raccontarle”. La colonna sonora è curata da Davide Dileo, aka Boosta della band campione di vendite Subsonica

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17 Marzo 2014

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