Premio Zavattini, per il riuso creativo degli archivi

Seconda edizione per il Premio Zavattini, un riconoscimento, rivolto a giovani registi che punta a far riscoprire il cinema d'archivio attraverso una rilettura moderna dei materiali, per stimolare l'o


VENEZIA – Seconda edizione per il Premio Zavattini, presentato all’Italian Pavilion al Lido. Un riconoscimento, rivolto a giovani registi tra i 18 e i 35 anni, che punta a far riscoprire il cinema d’archivio attraverso una rilettura moderna dei materiali, per stimolare l’originalità e la creatività nel riuso degli archivi. L’iniziativa premia sei progetti di cortometraggi realizzati con materiali d’archivio, con un workshop di sviluppo e l’utilizzo gratuito del materiale di repertorio, concesso con licenze Creative Commons. “Anche noi abbiamo fatto un grandissimo investimento sull’archivio della Biennale – ha osservato il presidente Paolo Baratta intervenuto alla presentazione. Condividiamo l’ottica di promuovere la conoscenza e utilizzare i materiali portandoli fuori dal circuito degli addetti ai lavori, perché l’archivio non è monopolio degli storici, appartiene sempre al presente. Sono frammenti del passato che sono messi a nostra disposizione, e che rendiamo vivi solo facendoli partecipe della nostra vita presente. Trasformarsi in tutori eccessivi del passato, divorati solo dall’ansia della conservazione, vuol dire sottrarre i documenti al presente e diventarne i carcerieri. Noi abbiamo fatto il contrario, abbiamo aperto le porte per arricchire il nostro presente e per questo motivo siamo degli appassionati e convinti compagni di strada di questa iniziativa”.

Obiettivo principale del Premio Zavattini è, infatti, innovare nell’ambito del cinema italiano ed essere uno  strumento di passaggio generazionale dei saperi e delle competenze in ambito documentale e cinematografico. “Vogliamo promuovere la conoscenza del cinema d’archivio ma anche stimolare un cinema che, anche quando si confronta con il materiale d’archivio, non rinuncia alla creatività, alla sperimentazione, alla ricerca di senso e alle domande più urgenti del presente”, ha sottolineato il direttore del Premio, Antonio Medici. “Uscire dall’ambito filologico rispetto agli archivi è un lavoro critico che mette in moto domande sul presente e sul futuro”. L’edizione di quest’anno è caratterizzata dal sodalizio tra Istituto Luce Cinecittà e Fondazione Aamod, e quindi da quest’anno i giovani autori potranno utilizzare, per la realizzazione dei loro progetti, anche le immagini di archivio dello straordinario patrimonio filmico dell’Archivio Luce, che “abbraccia con passione questo premio anche perché l’idea del riuso creativo della materia d’archivio è al Luce consustanziale” come sottolinea l’ufficio stampa di Luce Cinecittà, Marlon Pellegrini: “Il Luce nasce come una grossa macchina di propaganda di una dittatura, per diventare poi, grazie alla lungimiranza di qualcuno, un vero serbatoio di democrazia che si nutre di memoria. Già nel 2014 Luce Cinecittà aveva portato a Venezia un’iniziativa che puntava all’uso dei materiali d’archivio come chiave di lettura del presente, 9X10 Novanta, film collettivo firmato da alcuni dei più apprezzati nuovi autori del nostro cinema, che hanno realizzato piccoli capolavori, ciascuno con 10 minuti, di immagini dell’Archivio Luce”.

Dedicato a uno dei più grandi e riconosciuti artisti e intellettuali italiani, il “Premio Cesare Zavattini” è un progetto della Fondazione Aamod, sostenuto dalla Siae e dalla Regione Lazio – Assessorato alla Cultura, con la collaborazione dell’Istituto Luce Cinecittà, della Cineteca sarda, dell’Archivio Cinema del reale, di Officina visioni, della Scuola d’arte cinematografica Gian Maria Volonté, della Deriva film.

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