Premio Cipputi 2024 a ‘Palazzina LAF’ di Michele Riondino

Il riconoscimento ispirato all’iconico operaio disegnato da Altan va al già pluripremiato film sulla crisi dell'Ilva. Tra le motivazioni: “Riondino e Germano ricordano la grandezza di Volonté”


Non è dorato come un David o altre statuette ancor più scintillanti, ma è un riconoscimento molto significativo – non solo dal punto di vista simbolico –  quello appena arrivato per Palazzina LAF, l’opera prima di Michele Riondino che porta drammaticamente nella Taranto del 1997, in piena crisi dell’Ilva: il Premio Cipputi 2024.

Per il quarto anno consecutivo lo storico premio ispirato all’iconico operaio disegnato da Altan – nato nel 1996 a Torino e rivolto a opere cinematografiche che hanno al centro il tema del lavoro – è ospitato dalla Cineteca di Bologna nell’ambito della manifestazione Sotto le stelle del cinema.

Palazzina LAF sarà proiettato giovedì 11 luglio alle 18 al Cinema Modernissimo e alle 21.45, in Piazza Maggiore, verrà consegnato il Premio al produttore Nicola Serra. A seguire, proiezione del film d’animazione Manodopera (Interdit aux chiens et aux Italiens), alla presenza del regista Alain Ughetto.

La giuria, composta da Altan, Cosimo Torlo, organizzatore del Premio Cipputi, e Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca, ha assegnato il Premio a Palazzina LAF perchè “il film di Michele Riondino strappa il velo dell’omertà sul maggiore scandalo industriale italiano ed è il frutto, testardamente cercato e reso possibile da Palomar, di sette anni di lavoro, partendo dalle interviste, dalle carte, dagli scritti di Alessandro Leogrande, dalla propria esperienza personale, suo padre lavorava all’Ilva, per un passaggio dietro la macchina da presa che segna il sorprendente esordio registico di uno dei migliori attori italiani. Un film necessario che rimette il lavoro al centro dell’attenzione nei suoi innumerevoli aspetti, civili, sociali e politici. Sorretto da uno stile che si rifà ai maestri del cinema italiano dei Sessanta e primi Settanta, Riondino – sottolinea la motivazione – ha il merito di trovare una propria lingua personale, nella messa in scena, nella fotografia, nei costumi, nella scrittura dei personaggi, nella definizione dei due protagonisti, interpretati dallo stesso Riondino e da Elio Germano, così bravi da farci ricordare la grandezza di Gian Maria Volonté“. (gp)

 

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11 Luglio 2024

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